James L. Robart, giudice federale dello Stato di Washington ha sospeso l’ordine esecutivo di Trump riguardante il bando agli immigrati da 7 paesi a maggioranza musulmana in quanto sospettati di essere fiancheggiatori del terrorismo, il cosiddetto Muslim Ban.

La risposta di Trump è arrivata puntuale e furiosa tramite Twitter: «L’opinione di questo cosiddetto giudice che di fatto rende impossibile l’applicazione della legge nel nostro paese è ridicola e deve essere rovesciata».

Nei giorni passati il dipartimento di Stato, probabilmente prevedendo un’azione del genere, aveva specificato che i cittadini di questi paesi in possesso di green card non sarebbero stati soggetti al divieto, ma subito dopo aveva revocato quasi 100mila visti per impiegati, studenti, ricercatori, imprenditori che non sarebbero più potuti rientrare negliUsa o uscirne, per paura di rimanere bloccati fuori dal paese. Ieri il passo indietro: il Dipartimento di Stato ha cancellato la sospensione dei visti di ingresso validi.

La sfida legale partita dal Minnesota e dallo Stato di Washington, che per primi avevano chiesto il blocco dell’ordine esecutivo, si era scontrata col parere negativo dei legali del governo, ma il giudice Robart ha respinto il parere dei governativi affermando l’incostituzionalità del Muslim Ban, obbligando il dipartimento di Stato americano a sospenderne l’applicazione ed a ripristinare i visti.

Il giudice Robart, che non è un liberal ed è stato nominato da Bush, ha dichiarato che «il provvedimento non piacerà al presidente ma dimostra che nessuno può considerarsi al di sopra della legge». Bob Ferguson, il general attorney dello Stato di Washington, ha precisato che «la legge ha la capacità di sottomettere tutti ad essa, e questo include anche il presidente degli Stati Uniti».

«È un grosso guaio quando un paese non è più in grado di dire chi può e chi non può andare e venire, soprattutto per ragioni di sicurezza», ha continuato Trump in una serie compulsiva di tweet venerdì mattina: «È molto interessante che alcuni paesi mediorientali siano d’accordo. Sanno bene che se certe persone hanno il permesso di arrivare le conseguenze sono morte e distruzione».

Questo tweet ha attirato una serie di risposte in cui si chiedevano prove a supporto dell’affermazione, ma sono state subissate dai tweet seguenti che ripetevano lo slogan elettorale del Make America Great Again.

Intanto in modo più istituzionale l’ufficio del presidente ha fatto sapere di ritenere il decreto blocca immigrati «legale ed appropriato» e che la presidenza non ha intenzione di recedere di un passo a fronte della decisione del giudice dello Stato di Washington e che il dipartimento di Giustizia intende presentare un ricorso di emergenza alla decisione.

Ora Trump potrebbe firmare un altro ordine esecutivo più solido dal punto di vista legale o tutto potrebbe restare così e rimandare la decisione alla Corte Suprema, dove si trova un altro nodo: la Corte è divisa esattamente tra 4 liberal e 4 conservatori, avendo un giudice in meno e questo giudice non verrà nominato nelle prossime settimane, vista l’opposizione dei democratici.

Le manifestazioni non si fermano: a New York c’è stata una finta veglia funebre alla fermata della metropolitana di Bowling Green, per commemorare la mai accaduta strage con lo stesso nome, inventata di sana pianta dalla collaboratrice di Trump, Kellyanne Conway, mentre i droghieri yemeniti della città hanno organizzato una preghiera pubblica davanti la sede del comune a Brooklyn, incassando l’appoggio del sindaco De Blasio.

Manifestazioni anche a Mar-a-Lago, in Florida, dove si trova Trump per il fine settimana, e in tutti gli Stati, tra cui il New Jersey, dove per oggi un gruppo di cittadini ha organizzato un potente evento inter religioso, la Marcia per la Pace e la Decenza che inizierà al Palazzo federale per finire alle cascate di Patterson.

«Patterson è un punto di riferimento da molto tempo – spiega Domenick Stampone, avvocato, psicoterapeuta e sindaco democratico della vicina Haledon – A fine ’800 ospitava una bella comunità di anarchici italiani di cui faceva parte anche il regicida Gaetano Bresci, è la città di uno dei più grandi poemi americani, “Patterson” di Williams Carlos Williams. Era anche uno dei cuori della classe operaia tra gli anni ’20 e ’40-’50 e dell’industrialismo Usa».

«Qui c’è una grossa comunità siriana, palestinese, cingalese: siriani cristiani, libanesi musulmani, italoamericani come me. Alla marcia ci saranno leader religiosi ebrei, musulmani, per ribadire chi siamo e chi vogliamo essere».