La giornata è di quelle cruciali, ma l’agognato streaming non arriva. Unica concessione: ad un certo punto, dal canale YouTube dei gruppi parlamentari del Movimento 5 Stelle vengono diffuse rigorosamente senza audio alcune immagini che provengono direttamente dalla riunione sul contratto di governo. La location è la sala Siani del palazzo dei gruppi a Montecitorio, ufficio di Luigi Di Maio. I grillini tengono sul tavolo il volantino che elenca le venti priorità diffuse in campagna elettorale, compendio liberamente tratto dal «programma» approvato dagli iscritti al portale Rousseau ma rivisto e corretto in alcuni temi sensibili dai vertici. Si intravede pure un documento con l’intestazione «comparazione programmatica tra M5S e Lega».

PER LA LEGA PARTECIPANO alla riunione il capogruppo alla camera e numero 2 del Carroccio Giancarlo Giorgetti, il presidente dei senatori Gian Marco Centinaio, l’ex ministro Roberto Calderoli e il presidente della commissione speciale di Montecitorio, che in questi giorni ha funzionato un po’ come laboratorio dell’intesa, Nicola Molteni. La delegazione del Movimento 5 Stelle è composta dal capo della comunicazione Rocco Casalino e da tre deputati che lavorano da tempo spalla a spalla con Luigi Di Maio: Laura Castelli, Alfonso Bonafede e Vincenzo Spadafora.

Il contratto di governo tra Spd e Cdu, in Germania, ha comportato un mese di lavoro, diciotto tavoli tematici e quasi duecento pagine di testo tra note preliminari e documenti finali. Grillini e leghisti si sono visti ieri, si rivedranno oggi o forse domani in modo da lasciare decantare le «priorità» emerse dal primo appuntamento. Contano di scrivere una prima bozza di accordo entro domenica in tempo utile per rispettare i tempi dettati dal Quirinale.

I TONI SONO CONCILIANTI, pare proprio che superato l’ostacolo Silvio Berlusconi tutto vada a gonfie vele. Anche se il professore Giacinto Della Cananea, non più di un mese fa ingaggiato da Di Maio per individuare i possibili punti d’incontro, aveva notato «divergenze che riguardano temi e problemi tra quelli più rilevanti». Il giurista assoldato dai grillini nella sua relazione finale sul minimo comun denominatore programmatico aveva dovuto glissare su questioni come il reddito di cittadinanza o la flat tax. Esattamente questi due sono i temi individuati da Lega e 5 Stelle come «punti di partenza importanti che saranno oggetto del dibattito e dell’approfondimento». Ci sono «margini di compatibilità» tra le due proposte, aggiunge Bonafede, precisando che il reddito verrà concepito come misura «non assistenziale», «legata al lavoro», forse a tempo. Si partirà dalla riforma dei centri per l’impiego. Casalino motiva l’ok grillino sulla flat tax con queste parole: «Siamo per una riduzione drastica delle tasse».

La sintonia, dice ancora Bonafede, va «anche al di là delle aspettative, è totale anche sulla legge Fornero». Nelle stesse ore Matteo Salvini twittava una sua foto accanto a una ruspa. «Stiamo lavorando per voi», scrive il leader leghista. Che precisa: «una parte fondante del programma del futuro esecutivo sarà dedicata all’immigrazione e alla sicurezza». Si parla di inasprire la legge sulla legittima difesa e di rafforzare il «contrasto agli sbarchi».

LA BASE GRILLINA non sembra per niente turbata dai pezzi forti del programma di Matteo Salvini. Nel M5S sono preoccupati di allontanare ogni ombra proiettata dalla «benevola astensione critica» promessa dal berlusconiano dialogante Giovanni Toti. Il deputato Manlio Di Stefano se la prende con «i sinistri», che «sperano con tutto il cuore che alcuni argomenti non siano nel contratto di governo così da poter dire che siamo sotto il giogo di Silvio Berlusconi». Casalino e Bonafede assicurano: «Abbiamo parlato anche di conflitto di interessi, non c’è nessun problema». Ma i leghisti non menzionano il tema, che non figura neppure nella lista dei «punti di convergenza programmatici» del comunicato congiunto diramato in serata.

«IL PERCORSO È MOLTO positivo, potremmo definire tutto entro la fine della settimana prossima», spiega a Porta a Porta Vincenzo Spadafora, annunciando un «governo snello con pochi ministri senza portafoglio, diciamo meno di 20». Ma i nomi per la presidenza del consiglio e per i ministeri ancora non si fanno: «Prima vengono i temi».