La cerimonia d’apertura occupa ancora le cronache anche per la performance di Gisele Bündchen, la più famosa top model brasiliana. Si comincia a parlare del taglio della scena in cui la modella avrebbe dovuto subire un tentativo di scippo da parte di un pivepe, che è il modo dispregiativo con cui vengono chiamati i bambini delle favelas.

All’indomani la stampa ha cominciato a chiedersi perché la modella brasiliana più famosa nel mondo fosse stata relegata al ruolo di comparsa: una sfilata di pochi secondi e nulla più. Lo staff di Marco Balic, che cura la direzione artistica delle cerimonie d’apertura per il Cio, sostiene che ci sono stati ritardi e piccoli errori da parte di chi era in scena e che lei stessa ha sfilato troppo lentamente, compromettendo il finale previsto della coreografia. Ma la spiegazione non ha convinto nessuno e invece di spegnersi il caso monta. Anche perché a Gisele si riconosce il fatto di aver partecipato alla cerimonia senza chiedere un dollaro, mentre l’altra star Claudia Leitte per cantare con Jennifer Lopez l’inno della Coppa del Mondo 2014 pretese un cachet da capogiro.

Così O Globo, nella sua campagna a tutela di Gisele, si ritrova a raccontare quanto abbiamo anticipato sul manifesto del 7 agosto. Ci doveva essere un assalto (qui si dice così) ma è stato tolto dalla scena. Nella prima prova generale della cerimonia d’apertura, i presenti brasiliani hanno fatto rumore quando è spuntato il pivepe che, nella performance, spaventavava la Bündchen tentando di toglierle qualcosa dalle mani. La scena poi si concludeva con i due che si incontrano di nuovo e si abbracciano. Il Cio smentisce questa versione e dice che il piccolo in realtà si avvicinava a lei per volerle vendere qualcosa, e che il Cio stesso ha chiesto di tagliare perché la cosa poteva poteva divenire equivoca…

Così viene deciso di sostituire il pivepe con una bambina che si sarebbe dovuta avvicinare con un aquilone. Questa la soluzione proposta dal regista responsabile di quella determinata scena, Fernando Mereilles. Però la scena è venuta malissimo perché improvvisata e la piccola non si è proprio vista. E neppure è apparsa la sua pipa, l’aquilone con cui tutti i bambini giocano qui. Quindi la regia si è concentrata solo su di lei, Gisele, che si è limitata a sfilare camminando. Lentamente, come si fa su una passerella. Sempre Mereilles a tal proposito dichiara: «Noi avevamo concordato di farla sfilare più velocemente, una volta tolta la scena del bambino, lei però non lo ha fatto. È stata ugualmente bravissima. Lei è talmente brava, è l’orgoglio di noi brasiliani, che fa bene anche quando sbaglia». O Globo non entra nel merito della scena tagliata, si limita a descriverla, ma conferma sia che era in programma e sia che il Cio e la gente presente, i volontari brasiliani più il pubblico ristretto di famigliari di dirigenti e tecnici presenti, hanno manifestato il loro malcontento e il loro imbarazzo in maniera inequivocabile. Gisele è gaucha, del sud del Brasile. È di origine tedesca, che venga assaltata da un pivepe carioca nero esalta lo stereotipo tipico del razzismo brasiliano. O Dia, altro quotidiano carioca, è stato il primo a parlare della cosa, lunedì mattina. Il direttore ha scritto un forte editoriale e ha attaccato sia la direzione artistica che il Cio stesso. Mereilles sostiene, secondo O Dia, che la sua intenzione fosse «quella di mostrare ciò che c’era prima dei Giochi e come sarà Rio poi. Il Brasile, non è solo Lava Jato o Zika». Peccato però abbia scelto la storia del ragazzino. «Volevo mostrare che queste sono cose del passato». Tra tutte le cose brutte ha scelto un nero che deruba una bianca. «Ma io volevo dire che queste sono cose che non accadranno più, infatti Gisele e il bambino alla fine della scena si dovevano abbracciare». Insomma la toppa è peggio del buco, come capita spesso.