Tornano dopo un anno Michael Douglas (anche produttore) e Alan Arkin, protagonisti della seconda stagione de Il metodo Kominsky, una sit com che si propone come brillante quanto profonda disamina della terza età. E con il suo corollario di situazioni: il vedovo Norman (Arkin), agente hollywoodiano in pensione, si trova davanti alla necessità di ricominciare e lo fa insieme a Madelyn, (Jane Seymour) una sua ex fiancé. Sandy (Douglas), attore a corto di ingaggi e che ha aperto una scuola di recitazione, invece è alle prese con il nuovo fidanzato della figlia Mindy (Sarah Baker), l’anziano Martin (Paul Reiser). I nuovi otto episodi sono ottimamente sceneggiati da Chuck Lorre, la cui scrittura esplora ancora più in profondità i propri personaggi e espande il loro universo senza intaccare minimamente il delicato equilibrio fra commedia e dramma. Viene meno il registro malinconico – anche se non viene abbandonato del tutto – a favore di una ficcante ironia. Merito anche dei personaggi di contorno: gli spiantati allievi della scuola di recitazione di Sandy e la turbolenta figlia di Norma, Phoebe (Lisa Edelstein), che prova in questa seconda stagione a voltar pagina col genitore e con il resto del mondo.