La camera ardente di Armando Cossutta – morto in ospedale a Roma lunedì pomeriggio all’età di 89 anni, pochi mesi dopo la scomparsa della sua amatissima moglie Emi – sarà allestita domani mattina al senato della Repubblica, dove alle 14 ci sarà l’ultimo saluto con interventi tra gli altri di Luciana Castellina, Carlo Smuraglia e Massimo D’Alema. Ieri molti esponenti politici hanno voluto ricordare il dirigente comunista, che è stato anche parlamentare per dieci legislature dal 1972 al 2008.

Il presidente della Repubblica Mattarella lo ha definito «uomo politico di grande esperienza, lucido e appassionato» e ne ha ricordato «la coerenza e il garbo umano e lo stile di rispetto delle istituzioni».

L’ex presidente Napolitano che ha condiviso con Cossutta, da posizioni spesso opposte, anni nella segreteria del Pci, ha detto che «Armando in realtà non fu mai un massimalista né tantomeno un estremista. Rimase ancorato ad una visione togliattiana del partito della classe operaia come partito nazionale e di massa, pilastro della risorta democrazia italiana». «Di scuola togliattiana e quindi di buona scuola politica – ha detto ricordandolo in aula il senatore del Pd Mario Tronti – Cossutta è stato tra i massimi dirigenti del Pci. Figura anche controversa, la sua ultima immagine pubblica è rimasta quella dell’irriducibile, del nostalgico, per il suo legame con l’Urss. Era in realtà uomo gentile, gioviale, dialogante, fermo nelle sue convinzioni ma mai arrogante. Si parlerà della sua coerenza, che quando è coerenza ad una nobile storia è qualità da apprezzare e da rivalutare». «Non l’ho mai conosciuto ed è quanto di più lontano da me – ha detto invece il presidente del Consiglio Matteo Renzi – ma credo che noi dobbiamo rottamare tante cose, ma non la memoria. Pur non condividendo tutto, queste figure del passato devono essere rispettate».