Zitto zitto il ministro che ha voluto aggiungere alle Infrastrutture la Mobilità sostenibile è quello che sta portando a casa più risorse e risultati. Enrico Giovannini è sempre stato un secchione e dunque è il migliore del governo Draghi a districarsi nella palude del Pnrr. Ieri mattina ha illustrato il quadro del suo «Allegato infrastrutture» al Documento di economia e finanza da poco varato dal governo. Ben 298,5 miliardi di risorse da spendere di cui 209 già assegnate e messe a bilancio, tutte riunite nello Snit: Sistema nazionale integrato dei trasporti.

A fare la voce grossa ci sono le ferrovie, su cui il Mims ha scelto di indirizzato la maggior quantità di investimenti: la spesa complessiva sarà di 147,4 miliardi di euro, 104 dei quali già disponibili, ma resta un «gap finanziario ancora significativo», ammette Giovannini, pari ad altri 43,4 miliardi. In questo comparto si punta «al potenziamento dei servizi passeggeri a lunga percorrenza, all’integrazione e al potenziamento delle linee dedicate al trasporto regionale, nonché al forte sviluppo del traffico merci in un’ottica di interconnessione con i porti, gli aeroporti e gli interporti, e di integrazione con le altre modalità di trasporto».

E qui si concentra anche la critica maggiore degli ambientalisti – a partire da Legambiente – che contestano la scelta e le risorse (quasi 30 miliardi) investiti per costruire la linea ad alta velocità Salerno – Reggio Calabria: «Un doppione inutile, costoso e con lavori spacca territorio molto inquinanti». La risposta di Giovannini sul tema è aperta alle critiche ma ferma: «Le critiche si concentrano sulla seconda fase del progetto che va ancora progettato nel dettaglio – riconosce assecondante il ministro – . Ma io contesto chi sostiene la “non utilità” della tratta perché sono le stesse critiche che si ascoltavano nel centro-nord prima di costruire l’Alta velocità che ha cambiato le nostre vite. Non possiamo escludere il sud per definizione basandoci sulla falsa idea che la tratta non svilupperebbe il traffico immaginato: la Salerno-Reggio Calabria sarà disruptive (dirompente, ndr) per l’intero mezzogiorno», conclude professorale. Sullo stesso tema, Giovannini non è preoccupato per la frenata francese sulla Torino-Lione: «Sono solo rallentamenti, noi siamo più indietro e andremo avanti», taglia corto.

La seconda voce riguarda Strade e autostrade, con un costo di 83,5 miliardi, risorse disponibili per 63,2 miliardi. In questo caso si punterà «alla messa in sicurezza, al decongestionamento delle tratte metropolitane, all’integrazione della rete con quella dedicata alla mobilità ciclistica». Tra i vari progetti il ministro ha fatto riferimento oltre alla linea Adriatica per le zone terremotate, alla statale 106 Ionica Taranto-Reggio Calabria spiegando che «la scelta del governo di considerare questa infrastruttura con grande rilievo segnala la necessita di colmare il gap infrastrutturale del Sud». Ci sono poi il Trasporto rapido di massa – città metropolitane, con costi per 32,6 miliardi, risorse disponibili per 28,8; i Porti (citato Civitavecchia) per i quali sono previsti 10,1 miliardi di investimenti, 9,2 dei quali disponibili. Per gli Aeroporti è invece previsto un investimento di 3,2 miliardi interamente coperto dalle risorse disponibili tramite il sistema delle concessioni (comune alle autostrade che «potrebbe essere rivisto nel progetto di riforma della commissione Mattarella»), mentre il costo per le Ciclovie è di 2,6 miliardi ma la disponibilità ammonta a soli 600 milioni. Di rilievo sono anche gli investimenti in infrastrutture idriche (12,4 miliardi, di cui 4,7 miliardi ripartiti) e quelli per l’edilizia sostenibile (6,7 miliardi di euro, di cui 5,3 assegnati) che dovrebbe aumentare di 450 mila metri quadri l’ex edilizia popolare più quella carceraria.