L’incontro con l’editore Giovanni Chiriatti ha messo subito in evidenza la passione e l’abnegazione per il suo lavoro. L’intervista è incentrata sugli aspetti culturali di una Casa Editrice indipendente.

Quando nasce la casa editrice e cosa ti ha spinto a principiare tale percorso?
Kurumuny nasce nel 2002, inizialmente come rivista. Si trattava di un trimestrale «di varia umanità», diretto da mio padre, Luigi Chiriatti, ricercatore di storia orale che, dagli anni Settanta in poi, ha costruito un archivio, soprattutto sonoro, dedicato alla musica popolare di tradizione orale del Salento. Kurumuny nasce proprio per pubblicare queste ricerche, vere e proprie monografie sui grandi cantori o alberi di canto del Salento.

Alla rivista, fin da subito, collaborano diversi intellettuali e operatori culturali del territorio; gli interessi spaziano dalla musica di ricerca alla poesia, dall’antropologia alla letteratura. Nei primi anni si pubblicano infatti anche opere di poeti e studiosi quali Antonio L. Verri, Aldo De Jaco, Annabella Rossi e scritti su Carmelo Bene.

Nel 2004 avviene il passaggio da rivista a casa editrice. Decidiamo di mantenere il nome e di strutturare meglio l’attività editoriale, con una programmazione annuale e ampliando i campi di interesse. Il mio coinvolgimento è stato graduale e guidato.

Agli inizi la sfida è stata quella di trasformare una passione in un lavoro vero e proprio. In quegli anni terminavo gli studi universitari e mi dedicavo all’attività editoriale, frequentando gli ambienti culturali leccesi e partecipando ad appuntamenti e incontri. Mi affacciavo su un mondo che mi affascinava molto e del quale, tuttavia, non possedevo strumenti, conoscenze, linguaggi.
Fu fondamentale la frequentazione di Cosimo Lupo, all’epoca un editore in forte ascesa, che possedeva anche una tipografia; da lui appresi moltissimo sulla stampa e quell’insieme di fattori che concorrono alla qualità di un progetto editoriale. Da un lato dunque c’era papà, Luigi Chiriatti, che mi stimolava moltissimo sugli aspetti culturali, sulla necessità di indagare a fondo riti e miti, sul lascito intellettuale di molti illustri uomini e donne del territorio; dall’altra imparavo i trucchi del mestiere.

Che significa Kurumuny?
Kurumuny viene dal grico, lingua parlata ancora oggi nella Grecìa salentina, un’isola ellenofona situata nel cuore del Salento. Significa «germoglio di ulivo», omaggio alla pianta simbolo del territorio pugliese e metafora del lavoro portato avanti dalla casa editrice.

Cosa vuol dire esser, oggi, un editore indipendente?
Significa lavorare su una progettualità e su obiettivi di medio-lungo termine, cercando di emergere nel mare magnum dell’offerta editoriale nazionale per la propria specificità. Noi pratichiamo un’editoria lenta e di qualità: pubblichiamo quindici, venti titoli all’anno. Ogni libro rappresenta il frutto di un processo condiviso, un’opportunità unica di crescita e conoscenza. Ci occupiamo di microcosmi e microstoria guardando a un contesto più ampio, contemporaneo; producendo titoli che raccontino la cultura di un territorio al mercato nazionale.
Pratichiamo un’editoria di prossimità, puntando molto sugli incontri, sulle presentazioni e su un bacino di pubblico che abbiamo costruito negli anni, e che curiamo e aggiorniamo continuamente.

Quali sono le collane principali del catalogo?
Ve ne sono alcune storiche, come quella dedicata alla musica di ricerca («Voci Suoni e ritmi della tradizione») o la collana «Piccola biblioteca sul tarantismo», che promuove ricerche di natura storica sulle interpretazioni del tarantismo offerte, nei secoli, dalle tradizioni filosofica, medica, antropologica e letteraria; o ancora «Esplorazioni», dedicata alle Scienze sociali.

Accanto a queste ne sono nate di nuove; come «Pensieri meridiani», in cui proponiamo scritti di respiro meridionalista nuovi e, in alcuni casi, già editi ma ancora attuali. Con «Cultural Tour», invece, divulghiamo testi di viaggio, lettere e diari di autori che negli ultimi tre secoli di modernità hanno visitato a vario titolo e con diversa motivazione la terra di Puglia. Pubblichiamo anche poesia, con «Rosada» e «Camminamenti», e narrativa, con «Traversamenti». L’ultima nata di casa Kurumuny è la collana «Rosso e Viola», dedicata alla letteratura per l’infanzia.

Scegliere un manoscritto: quali caratteristiche cerchi in un autore?
Programmiamo una serie di uscite nel corso dell’anno e a queste se ne aggiungono altre, frutto di proposte che selezioniamo con cura fra quelle giunte alla nostra attenzione.
Proprio perché crediamo di non poter pubblicare tutto, puntiamo molto sulla qualità della scrittura e tendiamo a operare scelte in coerenza con la nostra linea editoriale, col catalogo e coi nostri ambiti di interesse.
Con l’autore, poi, cerchiamo d’instaurare un rapporto di stretta e proficua collaborazione, perché il successo di un libro passa anche per un lavoro congiunto tra autore e casa editrice.

Quali sono i prossimi titoli in uscita?
Al momento lavoriamo sulle uscite di fine anno. Abbiamo in programma una strenna, un albo illustrato per i più piccoli e vari titoli dedicati alla cultura del territorio.

Dal 2020 sei presidente dell’Associazione Pugliese Editori. In cosa consiste tale mansione?
Un recente rapporto di AIE, relativamente alla lettura e quindi a quante persone nel corso degli ultimi 12 mesi abbiano letto almeno un libro, evidenzia un divario crescente, negli ultimi tre anni, tra nord e sud Italia. La strada da percorrere è ancora molto lunga e in questo processo un ruolo sicuramente importante è giocato anche dagli editori. L’Associazione Pugliese Editori (APE) nasce nel 2010 e si propone di promuovere il libro, la bibliodiversità e attuare politiche per incentivare la lettura.
Ci poniamo in rapporto dialogico con enti e associazioni che operano nel settore (AIE, ALI, ABI ecc.) e con tutte le realtà che caratterizzano il mondo del libro (fiere, festival e premi letterari). Abbiamo partecipato a dicembre al Salone internazionale del libro di Torino gestendo e animando lo stand della Regione Puglia. Ventiquattro sono state le Case Editrici che hanno esposto i propri libri e presentato al pubblico le proprie opere. Senza questo lavoro di rete e di sintesi, ben poche realtà editoriali pugliesi si sarebbero potute permettere di partecipare al Salone.