Con il 57% dei voti, l’urbanista Giovanni Caudo, a capo di una coalizione più di sinistra che di centro (alle primarie l’ex assessore della giunta Marino sconfisse la candidata del Pd), è il nuovo mini sindaco del III Municipio, 205 mila abitanti, una fetta di Roma più popolosa di Massa, quasi quanto Siena. Ma qui, zona Montesacro e dintorni, a differenza che nelle ex roccaforti rosse toscane, la Lega, che poteva contare anche sul supporto del M5S estromesso dal ballottaggio, è stata bocciata. Malgrado avesse scelto la sicurezza come punta di diamante della campagna elettorale, tanto da candidare l’ex vicequestore di un commissariato di zona, Francesco Maria Bova, fermatosi al 43% dei voti.

Professor Caudo, l’affluenza, arrivata al 21%, si è abbassata addirittura rispetto al 26% del primo turno. Non è un dato allarmante?
La bassa partecipazione è un vulnus democratico, dipende da molti fattori. Il principale è la sfiducia nella possibilità reale di cambiamento, evocato ma mai realizzato. In questa campagna elettorale ho capito che le persone sanno benissimo che non si possono fare miracoli e per questo si sono fatti conquistare da chi come noi non fa promesse, ma si mette a disposizione e assicura di essere un interlocutore credibile. Bisogna però relativizzare il dato della partecipazione, perché nel caso dei municipi c’è stato un deficit di informazione rilevante. Ancora poco prima del ballottaggio c’era molta gente che non sapeva si dovesse votare. Perfino ad Ostia, che ha avuto un’ottima copertura mediatica, al primo turno l’affluenza si è fermata al 30%.

Il Pd crolla , in molte  roccaforti rosse  toscane ed emiliane ha vinto la Lega. La sua è una vittoria in controtendenza. È solo l’effetto Raggi?
C’è l’effetto Raggi ma non solo. Vinciamo e addirittura aumentiamo i voti assoluti rispetto al primo turno (da 18 mila a 20 mila) a fronte di una riduzione dei votanti perché abbiamo saputo mettere insieme tre cose: la proposta politica, una coalizione centrata a sinistra e la connessione con le persone in modo diretto, sul web ma ancora di più sulle strade. Le persone non votano più solo contro, hanno capito che non basta, che ci vuole la politica, semmai in questo c’è l’effetto Raggi. E politica vuol dire stare nei conflitti e scioglierli pensando all’interesse generale, non di una parte. Io lo chiamo «sindacato del territorio», fare della città il luogo della contrattazione territoriale per redistribuire ricchezza e dare opportunità. 

Nella vostra vittoria si può scorgere anche una rivisitazione del linguaggio e soprattutto dei temi affrontati?
Io ho usato spesso in questa campagna elettorale la parola sinistra ma l’ho collegata a quella di dignità, “una vita dignitosa” ecco queste sono le parole della nostra costituzione che oggi ci devono guidare, tanto più se parliamo da sinistra, di popolo e di resistenza. 

Perché la Lega non ha convinto, malgrado la sua propaganda abbia insistito sulla presenza dei «campi nomadi»? 
Perché non basta evocare le paure per vincere, questo può funzionare nel mood nazionale ma quando scendi sul territorio non funziona: le persone sanno che non puoi usare le ruspe. Che bisogna declinare al plurale la parola sicurezza. Poi però ci vogliono anche le regole, e se qualcuno brucia i copertoni per raccogliere il rame e rilascia diossina nell’area va fermato e punito. Ecco, in quel caso i più deboli diventano i residenti e io sto dalla loro parte. Ma poi bisogna anche raccontare che in quelle baracche vivono persone che ritrovi a via del Viminale a fare i camerieri nei ristoranti bene, a lavorare al nero.

Ieri nella sede della Filt Cgil del Lazio si è svolto un dibattito sulla cacciata del sindaco Marino ad opera del suo stesso partito, il Pd. Quali sono gli errori da non commettere più? 
Non si manda a casa un sindaco, una giunta e una intera classe dirigente (i 15 presidenti dei municipi di allora), e ancora oggi non si sa spiegare il perché sia accaduto.  È stato un errore politico che il Pd ha pagato e sta pagando e non solo a livello romano. Bisogna che il Pd ammetta quell’errore e lo superi con un discorso politico. In piccola parte la mia candidatura può servire a costruire questo cammino e in parte è già successo. Dobbiamo guardare al futuro riannodando i fili e rimettendo in connessione storie e discorsi politici interrotti. In fondo la mia vittoria è già un passo in questa direzione, nessun conto da regolare ma il futuro da costruire.

Si appresta a governare un municipio che è stato sottratto al M5S. La sindaca Raggi potrebbe non aiutare nel compito. Teme questo tipo di ripercussioni?
No, lavorerò in piena e totale lealtà con la sindaca e quello che faremo di buono lo faremo anche per lei, perché questo si aspettano i cittadini. Non rappresenterò gli elettori ma tutti i cittadini del municipio, nessuno escluso. Se poi guardo a questi ultimi due anni non è detto che avere lo stesso colore politico dia maggiori garanzie di buoni risultati. Io lavorerò per la città, i municipi sono un potere delegato del sindaco e così io lo interpreto.