Il centro commerciale del Lingotto il sabato pomeriggio è un luogo abbastanza deprimente. Là dove c’erano le masse lavoratrici oggi non ci sono le masse di consumatori. Qualche sparuto gruppo di adolescenti vaga per i lunghi corridoi semi deserti, in attesa che il tempo passi. Non hanno la minima idea, costoro, che a pochi metri esiste un altro gruppo di giovani che sta passando il sabato pomeriggio correndo avanti e indietro per il padiglione numero uno, quello che ospita la kermesse renziana, primo passo verso il congresso del Pd.

Ma chi sono i giovani che partecipano a questa tre giorni voluta da Matteo Renzi, che però non amano essere definiti «renziani» perché lo ritengono vagamente offensivo? Che mondo vogliono, cosa pensano del capitalismo, della globalizzazione, dei massimi sistemi?

In quattro si presentano per un confronto: si chiamano Ilaria De Virgiliis, Eugenio Pibiri, Giuseppe Giove e Angelo Catanzaro. Sono entrati nel Pd dopo l’elezione di Renzi a segretario. Credono nell’organizzazione, ma soprattutto credono in «Matteo». Arrivano da estrazioni sociali e culturali diverse. Ilaria De Virgiliis ha 27 anni e si racconta così: «Vivevo a Londra e dopo la laurea trovai lavoro nel Parlamento inglese, prima con i conservatori poi con il Labour. Dopo mi sono trasferita nella City dove ho trovato impiego in varie corporation. Quando ho deciso di tornare in Italia notai che la linea politica di Renzi era quella che si avvicinava di più alla mia, così ho deciso di impegnarmi nel Pd. Oggi sono un’assistente parlamentare a Roma».

Mentre i quattro giovani dem raccontano la loro visione del mondo, la viceministro allo Sviluppo, Teresa Bellanova, arringa le folle narrando un Pd di lotta che si spende ogni giorno nei campi e nelle officine. Giungono gli echi di applausi spontanei. Loro, i ragazzi democratici, devono però destreggiarsi tra parole oblique, come ideologia, capitalismo, scissione e Costituzione.

La batosta al referendum viene spiegata così: «Si è perso per un personalismo eccessivo ma non è stata una batosta perché ha ottenuto lo stesso risultato delle europee. Quindi, potenzialmente, siamo di fronte a un vasta parte della società italiana che si è detta favorevole al Pd di Renzi». L’ottimismo della volontà renziana non manca a questi ragazzi.

E il capitalismo? Dati gli sfracelli dovuti alla globalizzazione neo liberale, è da riformare o va bene così? La domanda crea qualche imbarazzo e l’articolazione della risposta necessita di più tempo. Eccola: «Il capitalismo pone i suoi limiti e lascia molte persone ai margini della società: ciò che bisogna fare come Pd è occuparsi dei vinti della globalizzazione. Detto questo il capitalismo non è ostacolabile, va solo gestito tentando di creare nuove professionalità dove si perdono quelle di un tempo». Domanda complicata, risposta da equilibristi: faranno carriera.

Intanto Teresa Bellanova continua a inondare la platea di lotta di classe.

I giovani democratici sono più disinvolti sul Movimento 5 Stelle, il «partito algoritmo» come da definizione del segretario: «Predicano bene e razzolano male. Un partito di protesta che sta trovando difficoltà dove governa, perché vuole fare l’anti casta ma si è adeguato alla consuetudini della politica. Sono la materializzazione dell’incubo orwelliano e in più sono incompetenti e manichei». Le parole escono facili, dal cuore, spontanee.

Dalla sala erompono altri applausi per Bellanova, sempre più barricadiera.

Ultimo tasto che si tocca sono gli scissionisti che se ne vanno. Sul valore del capitalismo nel XXI secolo, alla kermesse renziana si sono espressi solo i quattro giovani democratici protagonisti di questa intervista: meritano un calcio di rigore. Bersani, Speranza e D’Alema, per loro solo parole cortesi: «Arrivederci e grazie! La loro è solo un manovra opportunistica, e in più hanno capito che facendosi il loro partito avrebbero, forse, avuto più posti in parlamento». Esiste qualcuno che è più detestato dei 5 stelle. Chiusura appaiata tra la compagna sottosegretaria e i quattro ragazzi democratici, un po’ spaesati ma molto più cristallini.