Mentre a Helsinki Trump abbracciava le teorie di Putin sul Russiagate, in America veniva arrestata una 29enne russa, Maria Butina, accusata di agire segretamente per conto di Mosca come agente non registrato, e di essersi infiltrata in organizzazioni che influenzano la politica americana al fine di «perseguire l’interesse della Federazione Russa». Di recente le è stata negata la libertà su cauzione.

BUTINA, ENTRATA NEGLI USA come studentessa per frequentare l’università a Washington, sembra avere tre grandi passioni: possedere un’arma, la presidenza Trump e le migliori relazioni tra Usa e Russia. Su tutti i suoi account social ha pubblicato fotografie dei suoi incontri con politici americani, incluso il governatore repubblicano del Wisconsin, Scott Walker, come di se stessa mentre imbracciava armi di varie forme, o il suo dentifricio americano preferito.

SECONDO I PROCURATORI federali che stanno indagando su di lei, tutto questo avrebbe fatto parte di una «copertura» da parte della donna, molto abile a presentarsi come giovane russa entusiasta della destra americana, quando il suo vero scopo era quello di far avanzare l’agenda della Russia all’interno del Partito repubblicano; Butina era entrata in diverse organizzazioni religiose, aveva partecipato al National Prayer Breakfast, un evento interconfessionale ospitato dalla Casa Bianca, e – secondo il New York Times -nel 2016 per due volte aveva cercato di combinare un incontro segreto tra Putin e Trump, Per tre anni, dicono i procuratori, la donna ha fatto parte di un’operazione a basso costo e a basso rischio gestita dal funzionario russo, Alexander Torshin, con l’assistenza di un anonimo agente americano con legami repubblicani, e con l’aiuto di un’associazione americana che pare essere la lobby delle armi Usa, la National Rifle Association (Nra), con la quale era entrata in contatto come fondatrice della Right to Bear Arms, gruppo russo per il diritto alla difesa armata personale.

IN SEGUITO LA NRA ha ripetutamente portato Butina dalla sua nativa Russia agli Stati uniti per prendere parte ai loro eventi, fino all’agosto 2016, quando non ha ottenuto un visto studentesco. Nei messaggi privati inviati via Twitter, Torshin esortava la donna a mantenere il sangue freddo e a non bruciarsi prematuramente. Lei, alla vigilia delle elezioni Usa, conveniva e sottolineava che «in questo momento tutto deve essere tranquillo e attento». Butina, dicono i procuratori, aveva ottenuto l’accesso a una «vasta rete» di personaggi americani influenti, attraverso qualcuno che viene chiamato «Us Person 1», ampiamente ritenuto di essere lo stratega del Gop, il 56enne Paul Erickson, con il quale la donna avrebbe convissuto. Ma anche questa relazione sarebbe stata strumentale e non avrebbe rappresentato per lei «un forte legame con gli Usa», in quanto «sembrava trattarla come un aspetto semplicemente necessario delle sue attività e almeno in un’occasione aveva offerto a una persona diversa del sesso in cambio di una posizione all’interno di un’organizzazione di interesse», probabilmente sempre la Nra.

NELLA DICHIARAZIONE dei procuratori si legge anche che «l’imputata è considerato alla pari con altri agenti segreti sotto copertura», e nonostante il suo caso non faccia parte della più vasta indagine del Russiagate, ritenendo che la donna possa cercare di fuggire dagli Stati uniti, dovrà rimanere in carcere fino al processo. L’avvocato di Butina, Robert Driscoll, ha negato tutte le accuse e ha definito la sua cliente solo una «laureata in Relazioni Internazionali con il massimo dei voti presso l’American University di Washington».