Di nuovo in toga sui banchi di mogano nel grande salone con colonne, di nuovo in presenza dopo 18 mesi di giustizia in teleconferenza. La Corte suprema degli Stati uniti si è riunita ieri a Washington per aprire la nuova sessione giudicante. Sono nove giudici nominati a vita, come da norme degli sgoccioli del 1700, che interpretano le regole della democrazia americana. Ma questi nove giudici le stanno riscrivendo. E quando cambia la democrazia del paese-guida…

La preda più grossa è la legge sull’interruzione volontaria di gravidanza. Per molti giuristi americani, ieri è cominciato il conto alla rovescia per l’aborto legale. Accadrà un giorno dei prossimi nove mesi. I sei giudici conservatori sono tutti figli della rivoluzione reaganiana, quella che «il governo è il problema» – tre indicati da Trump, l’ultima pochi giorni prima di perdere le elezioni. Potranno riformare la storica sentenza del ’73 contro i tre giudici progressisti. Lo faranno giudicando la causa che oppone l’unica e sola clinica di Ivg rimasta nel Mississipi al governatore che ha imposto il divieto oltre le 15 settimane. Questa volta niente trucchi come la tremenda legge del Texas, che affida il controllo delle gestanti alla pubblica delazione (retribuita) invece che alla pubblica sicurezza, per evitare così i ricorsi. Quella del repubblicano Tate Reeves è una vera sfida. È lui che ha spedito il suo capo della sanità Thomas Dobbs a inseguire la piccola clinica Jackson’s Women Health fino ai massimi giudici.

L’altra preda è il controllo delle armi da fuoco, che già non sono molto controllate. Una legge di New York limita il diritto al porto d’armi fuori da casa propria, specie nei luoghi affollati: inaccettabile per la New York Rifle and Pistol Association, che ha trascinato in giudizio il sovrintendente di polizia Kevin Bruen. E poi acqua, ambiente, pena di morte (molta pena di morte…).
Nei nove mesi precedenti, questa Corte suprema ha già fatto del suo peggio. Ha sancito la superiorità della religione sulla salute pubblica riaprendo le chiese alla faccia del Covid, ha cacciato i sindacalisti agricoli sulla base della proprietà privata dei campi, ha difeso il rifiuto religioso di affidare orfani a coppie gay, ha reso un’impresa sfidare le leggi elettorali come quelle che mettono un seggio ogni cento chilometri nelle zone nere povere, e cento seggi al chilometro in quelle bianche ricche.
Sì, è iniziato il conto alla rovescia.