Visioni

Giornate Educazione Ambiente, insieme per un’altra formazione

Giornate Educazione Ambiente, insieme per un’altra formazioneEdgar Morin interviene durante GEA presso Foqus, a Napoli – foto di Giuliano Montieri

Incontri Ai Quartieri spagnoli di Napoli un esperimento di rigenerazione urbana basato sulla scuola. Le parole di Edgar Morin, il teatro in natura, il nuovo polo «EduQa»

Pubblicato 12 mesi faEdizione del 6 ottobre 2023

«Nel periodo di crisi che stiamo attraversando, dobbiamo cercare di comprendere la complessità», dice Edgar Morin, 102 anni, filosofo e sociologo francese di fama mondiale che ha trascorso gran parte della sua vita a insegnare. «Oggi è tutto diviso in discipline, tagliato in pezzettini. Dobbiamo riabilitare la missione dell’insegnamento, per ricostruire una visione umana. Abbiamo in noi tutta la storia dell’universo. Insegnare la comprensione, non solo tra popoli ma anche tra colleghi, in famiglia, per capire che ogni essere umano è lo stesso ed è diverso da me. L’essere umano non è solo sapiens. C’è la ragione, ma la storia umana è fatta anche di follie, e questa guerra in corso ce lo insegna. L’uomo non è solo faber ma è anche mitologicus: ha bisogno del mito, di credere nelle idee, nella divinità. Non è solo homo economicus, spinto da interessi personali, ma è anche homo ludens. Profitto, tecnica, economia hanno provocato una degradazione generale di tutto, non solo dell’ambiente». Morin, in video collegamento da Parigi, parla piano, spiegando che non può affaticarsi. Le sue parole risuonano come il monito di un grande saggio, uno degli ultimi del Novecento, per il nutrito pubblico di uditori riuniti nella grande corte di Foqus che ha ospitato «GEA, Giornate Educazione Ambiente».

SIAMO NEL CUORE dei quartieri spagnoli di Napoli, a due passi dal murales di Maradona e dallo stuolo di ristoranti e bar acchiappaturisti spuntati come funghi negli ultimi mesi. Qui, nel 2012 in un ex convento del Seicento è iniziato un grande esperimento di rigenerazione urbana e sociale basato in gran parte sulla scuola. Oltre seimila metri quadri adibiti a hub culturale, sede di associazioni, di un cinema all’aperto che ospita diverse rassegne, di una galleria di arte contemporanea, una biblioteca, la sede dell’Accademia di Belle Arti e di un plesso della scuola paritaria d’infanzia, primaria e secondaria «Dalla parte dei bambini» che in questi anni ha messo in campo progetti dedicati ai ragazzi a rischio drop out.

L’essere umano non è solo sapiens. C’è la ragione, ma la storia umana è fatta anche di follie, e questa guerra in corso ce lo insegnaEdgar Morin
«I quartieri spagnoli sono una vera periferia nel centro di Napoli, dove il tasso di dispersione scolastica arriva a sfiorare numeri che vanno ben oltre la media nazionale. Quest’area è caratterizzata dal più elevato grado di antropizzazione del contesto urbano a livello europeo e dalla quasi assoluta mancanza di verde», spiega Rachele Furfaro, insegnante, pedagoga, co-fondatrice nel 1985 della scuola e di Foqus insieme al project manager Renato Quaglia. La tre giorni di GEA è stata pensata in occasione dell’inaugurazione di EduQa, nuovo polo educativo realizzato all’interno degli spazi della fondazione: una scuola elementare e media a vocazione completamente ambientale, improntata su metodologie di pedagogia attiva. Molti gli appuntamenti con ospiti nazionali e mondiali – conferenze, presentazioni di libri, spettacoli, workshop per adulti e bambini, tra cui un laboratorio tenuto da Ermanna Montanari e Marco Martinelli sulla «spirale dell’ascolto» e l’incontro con Sista Bramini, «donna aedo», formatrice e regista che ha raccontato l’esperienza trentennale del Thiasos Teatro Natura: «Una ricerca utopistica, mettere il teatro in luoghi con esseri viventi naturali preponderanti rispetto all’umano. Immergersi in ascolto, in azione: questa trans contestualità apre a consonanze, sfondamenti, allargamenti di senso continui che sono stati i nostri maestri». Cantare, danzare, raccontare, sviluppare il linguaggio teatrale profondamente in sintonia con ciò che accade intorno, la scenografia diventa drammaturgia: nel Teatro Natura «si diventa canali di qualcosa».

AL CENTRO della tre giorni, l’educazione all’ambiente che per gli organizzatori non può essere relegata a mera materia scolastica ma dovrebbe diventare un approccio generale e interdisciplinare, per un cambio totale di paradigma. Subito accanto alla questione educativa, l’«emergenza» perenne su cui i riflettori dell’opinione pubblica e dei media si accendono solo in occasioni di gravi fatti di cronaca, ma che apre questioni molto più stratificate e complesse. Il ruolo degli adulti, la funzione della scuola, o di quel che resta della scuola, anche dopo la pandemia, soprattutto in contesti di estrema povertà sociale ed economica dove la risposta non può essere solo reprimere e punire.

C’è una grande solitudine dell’infanzia, delle famiglie che non sanno cosa fare, come reagire, e di noi insegnanti ormai poco consideratiFranco Lorenzoni
Tra gli interventi più seguiti da un pubblico misto di insegnanti, educatori e curiosi, «Educare controvento» di Franco Lorenzoni, maestro fondatore della casa laboratorio di Cenci, centro di sperimentazione educativa nato nel 1980 nella campagna umbra: «I bambini non hanno molti diritti, sembra che possono fare tutto quello che gli pare ma non è così. Sono caduti in una famiglia, in un quartiere che non hanno scelto, cercano di adattarsi faticosamente e in ogni caso sono oggetti dell’arbitrio più assoluto. Ciò che accade nelle case, nelle famiglie è sconosciuto ai più». Lorenzoni ha declinato nel contesto educativo lo spettro della crisi evocata da Morin: «Per un adolescente o un bambino pensare che il contatto sia contagio come è successo durante la pandemia, essere chiusi in casa, è un trauma. Abbaiamo rimosso tutto ma la ferita è profonda. Poi c’è stata la guerra, una guerra vicina che viene percepita dai bambini come una guerra che ci riguarda. Ci sono tante guerre nel pianeta ma questa qui, il modo in cui è stata raccontata dai media, ha colpito l’immaginario dei bambini. E poi c’è in generale una crisi di fiducia nel futuro e anche loro lo avvertono, è nell’aria. C’è una grande solitudine dell’infanzia, delle famiglie che non sanno cosa fare, come reagire, e c’è una solitudine di noi insegnanti, che da molto tempo nella società non siamo socialmente considerati. Garantire libertà d’infanzia è innanzitutto liberare bambini e ragazzi dalla paura».

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