Lo scandalo che riguarda il ministero di giustizia di Trump continua a crescere e a occupare le prime pagine dei principali quotidiani Usa, tutti direttamente coinvolti. L’ultima notizia: lo staff di Trump aveva mandato delle e-mail a Jeffrey Rosen, il numero 2 del Dipartimento di Giustizia, almeno 10 giorni prima che Rosen assumesse il ruolo di procuratore generale ad interim, chiedendogli di accettare le affermazioni di The Donald sulla frode elettorale nelle elezioni del 2020.

La prima rivelazione risale a qualche settimana fa, quando è stato reso pubblico che il Dipartimento di Giustizia di Trump aveva segretamente ottenuto i documenti riguardanti le comunicazioni private di giornalisti ritenuti ostili, senza che questi venissero informati.

Segretamente erano stati chiesti anche i dati sulle comunicazioni private di oppositori politici di Trump al Congresso, al fine di scoprire chi fossero le gole profonde che fornivano ai media le soffiate che hanno caratterizzato la presidenza Trump. Comunicazioni private che in un caso hanno coinvolto anche un minore.

Per arrivare a ciò il ministero di Giustizia aveva dovuto fare pressioni su diverse società tecnologiche tra cui Apple. Ora l’attuale ispettore generale del ministero ha aperto un’inchiesta, mentre i senatori democratici chiedono che gli ex ministri della giustizia di Trump, Jeff Sessions e William Barr, siano chiamati a testimoniare al Congresso sullo stesso argomento, comprese le ingiunzioni alla Apple di mettere a disposizione documenti e altro materiale appartenente ad almeno una dozzina di uomini politici e svariati giornalisti.

Intervistata dalla Cnn la speaker Dem alla Camera Nancy Pelosi ha paragonato le citazioni in giudizio del Dipartimento di Giustizia alla famigerata «lista dei nemici» di Nixon.