Con il bando “Teatri, librerie e cinema verdi e digitali”, la regione Lazio ha stanziato 3 milioni di euro di fondi europei per digitalizzazione e rinnovamento energetico di librerie indipendenti, teatri e cinema. “La regione intende sostenere i luoghi della cultura aiutandoli ad affrontare le sfide dell’innovazione necessarie per rilanciarsi di fronte alle trasformazioni imposte dal nuovo contesto economico e tecnologico”, e lo fa destinando il bando a micro, piccole e medie imprese (Mpmi), compresi i liberi professionisti, che siano titolari o gestori di teatri o sale cinematografiche o svolgano attività di libreria indipendente; rientrano nella definizione di libreria le piccole case editrici con almeno un punto vendita al dettaglio.

Tra gli esclusi dal bando, le edicole. “Questa esclusione ci lascia molto delusi e il prima possibile chiederemo spiegazioni alla regione Lazio. Sono anni che proviamo a sensibilizzare la politica sull’importanza delle edicole come luoghi di cultura” commenta il Presidente Nazionale della Fenagi Confesercenti Cristian Cartosio.

Le edicole che sono passate dalle 40.000 di dieci anni fa a poco più di 20.000, che offrono sempre più servizi (i certificati anagrafici in alcune città, pagamenti, biglietti, il ritiro dei pacchi Amazon in moltissime regioni) e guadagnano sempre meno. Le edicole aperte dall’alba al tramonto, che presidiano tutto il territorio e spesso sono l’unico accesso all’informazione per intere aree provinciali.

All’inizio del 2020 quasi un migliaio di edicole hanno deciso di non riaprire, di non poter sostenere un altro anno in perdita. È stato confermato il tax credit promesso da Martella nell’ambito dei provvedimenti di Editoria 5.0, ma rispetto alla complessità del problema si tratta di un intervento troppo parziale.

I luoghi della cultura a cui si rivolge il bando della regione Lazio si trovano per la maggior parte in città, e non ci sono strumenti per fermare la desertificazione culturale nel resto del territorio.

Per la situazione delle edicole, un intervento pubblico volto alla digitalizzazione avrebbe un ruolo cruciale in questo momento.

In primo luogo, la questione dei servizi anagrafici, e di tutte le innovazioni aggiunte in vetrina: l’edicola inizia a svolgere compiti da ufficio comunale, senza lo stipendio, le tutele, le strutture e le infrastrutture comunali, basandosi esclusivamente sulle capacità e la disponibilità dell’edicolante stesso.

In secondo luogo c’è tutto quello che si trova dietro ai servizi, invisibile agli occhi dei cittadini: la rete di distribuzione, e tutti i collegamenti che vanno dagli editori di giornali ai distributori nazionali e locali.

“I rapporti con i distributori sono sempre più difficili –ammette Giuseppe Marchica, segretario generale di SINAGI- fino ad arrivare all’illegalità. Capita che i distributori si facciano pagare dalle edicole dei costi aggiuntivi di trasporto non previsti dalla legge e spesso non permettono agli edicolanti di decidere se vendere un prodotto non oggetto di parità di trattamento”.

I distributori fanno le proprie valutazioni secondo accordi con gli editori e conteggi meccanici. In alcuni casi, si trovano a valutare anche che una particolare edicola della loro rete si trova in un punto troppo difficile da raggiungere, e che il profitto è troppo basso per giustificare i costi di trasporto.

Si tratta di un problema poco noto, ma vero a livello internazionale: in un articolo del 2018 il Guardian raccontava la stessa situazione in riferimento alla chiusura di un’edicola di Brighton.

Di fatto, nel quadro della crisi in cui si trova l’intero settore editoriale, anche il sistema della distribuzione dei giornali ha subito un collasso.

Rispetto a dieci anni fa, sopravvivono pochissimi dei distributori nazionali e locali: il volume dei ricavi è diminuito radicalmente, mentre il costo della logistica ha continuato a crescere. I pochi sopravvissuti fanno fatica, i giornali arrivano tardi.

Dall’altra parte l’edicolante apre presto, ma se non ha i giornali rischia di perdere clienti, poi riceve ordini immensi da gestire proprio in quelle prime ore del mattino in cui ha più gente. Le fatture e i documenti di trasporto sono cartacei, ed è assolutamente impossibile per un giornalaio riuscire a comunicare telefonicamente con il distributore: anche in questo annegano le edicole.

Escluse dai bandi come quello della regione Lazio e dai riflettori puntati sulla crisi culturale, le edicole sono state incluse soltanto nel servizio Amazon Business per le Librerie, con cui Amazon si rende grossista per il commercio al dettaglio con condizioni commerciali imbattibili – ma si tratta di un grossista e non di un distributore, e i giornali non sono inclusi.

La digitalizzazione per le edicole potrebbe avere la portata di una rivoluzione.

Il sottosegretario all'Editoria Andrea Martella alla notte delle edicole di Roma foto LaPresse
Il sottosegretario all’Editoria Andrea Martella (Pd) alla notte delle edicole di Roma, foto LaPresse

La creazione di una rete digitale in grado di collegare le edicole e i distributori, di uniformare, velocizzare e semplificare la gestione degli ordini e la rendicontazione: per la prima volta, l’edicolante sarebbe lasciato un po’ meno solo.

Intanto questo mercoledì 29 gennaio gli edicolanti si incontreranno, in ogni città d’Italia, presso un’edicola che rimarrà aperta di sera, dove si ritroveranno tutti i colleghi e gli amici.

A Roma sarà l’edicola d’angolo tra via Fiori e via Pedicino, con appuntamento alle ore 19.

Per Milano l’appuntamento è dalle 20.30 in poi all’edicola di piazzale Lagosta (MM5 fermata Isola).

La notte delle edicole, foto LaPresse