Ci ha lasciato anche la terza «grande anima» del movimento ecologista italiano: la prima era Laura Conti, «andata avanti» il 25 maggio del 1993, vera madre di tutti/e noi, dal punto di vista culturale; il secondo è stato Alex Langer, di cui il 3 luglio abbiamo ricordato l’anniversario della tristissima partenza, avvenuta tra le colline fiorentine nel 1995.
Ora tocca a Giorgio Nebbia che fino a pochissimi mesi fa, all’età di 93 anni !, ha continuato ad illuminarci con i suoi scritti chiari, precisi e spesso coraggiosi, come quelli che ogni giovedì apparivano nella sua rubrica Naturalmente» dell’inserto Extra Terrestre nel manifesto.

Sue le prime denunce, dal 1972 all’81, con durissimi articoli sul quotidiano Il Giorno delle pesanti frodi alimentari relative all’olio di colza, ai coloranti ed altri additivi, all’aggiunta criminale di alcol metilico nel vino, ai nitriti, ormoni e antibiotici nelle carni.

Alle sue denunce si sono affiancate allora le inchieste dei giornalisti dell’Espresso e i primi interventi dei Nas dei carabinieri.

Giorgio l’ho conosciuto nel 1976 a Bari, come uno dei pochi professori di quell’Università che, invece di insultare il creativo Movimento degli Studenti Fuori Sede attivissimo in quella città, apriva una vera discussione in aula, spesso «scavalcando» gli stessi studenti nelle proposte di riforma.

Poi, tornato a Mestre, l’ho ritrovato nel 1979 all’isola di San Giorgio, come uno dei pochissimi scienziati (assieme a Virginio Bettini e Gianni Mattioli) col coraggio di remare contro il nucleare, durante la famosa Conferenza nazionale sulla Sicurezza nucleare, che ha visto attraversare Venezia da una delle più grandi manifestazioni antinucleari di quegli anni.
Da allora non ha mai smesso di aiutarci ogni volta che glielo chiedevamo. Leggendario il suo sostegno alla causa, durata vari anni (dal 1984 al 1988), contro lo scarico a mare delle 3.200 tonnellate di fanghi al fosforo che ogni giorno una nave della Montedison portava da Marghera all’Adriatico contribuendo alla sua eutrofizzazione. Ci ha inviato per posta un malloppo pesante forse 5 kg, con la dimostrazione che quei fanghi potevano essere seccati e riciclati come sottofondo stradale, esperienza che lui aveva studiato per le piste dell’aeroporto di Washington. È stato il contributo che ci ha permesso di mettere l’industria con le spalle al muro e ha spostato finalmente, una parte di sindacato dei chimici al nostro fianco, invece che a quello degli inquinatori come era successo fino a quel momento.

Insuperato, come contributo ad un’economia ecologica, il saggio «Un’Italia sostenibile?» scritto da Giorgio nel 1996 per la rivista Ecologia politica, che abbiamo ripubblicato, come libretto dell’Ecoistituto del Veneto, l’anno successivo col titolo «Alla scoperta di una Italia sostenibile», in cui Nebbia appare veramente come una stella polare per il futuro della nostra società. Una grande anima, al pari di Gandhi e di Chico Mendez.

*Ecoistituto del Veneto