Sulla destra, dal fondo, il gesto danzante e sonoro del musicista, il compositore Michele Rabbia. Percussioni, sacchetti di plastica strofinati, voce, boati, sibili che sembrano vento, ritmi metallici e turbolenti tra minimi accenni di melodie. Musicista live senza maschera in moto dinamico sul posto. Con lui, sulla scena, la danza. Quattro figure che appaiono e scompaiono, anzi cinque, ma la quinta non è che l’ombra di una delle quattro. Hanno indosso una maschera nera, impenetrabile nello sberleffo misterioso e sovrumano. Anima multiforme, sguardo individuale eppure collettivo. Anima sfuggente ed errante nel corpo e negli occhi di Claudia Caldarano, Maurizio Giunti, Lisa Labatut, Davide Valrosso e dell’ombra senza nome.

Immagine da Pulcinella_Quartet di Virgilio Sieni, sorprendente titolo in scena settimana scorsa alla Triennale di Milano per il festival Fog con la compagnia del coreografo fiorentino. L’andamento dello spettacolo è imprevedibile nel suo farsi e disfarsi di coppie, nell’emergere e sparire degli assoli, nel rivelare giocose tensioni tra cedimenti alla gravità e saette di leggerezza dove il corpo è un miracolo di disarticolazione, di slittamenti orizzontali di movimento, di salti e fulminanti passi zoppi. Una coreografia che sembra tracciarsi nel vuoto tra i movimenti dei corpi, come se anche la stessa scrittura si divertisse a curiosare nel mondo sotto una sesta maschera invisibile.

Nel pezzo  vibrano sottotraccia suggestioni legate al Pulcinella ovvero divertimento per li regazzi di Giorgio Agamben, riflessione sul Tiepolo e sulla figura della maschera napoletana, sfuggente e molteplice come già la percepiamo all’inizio del lavoro con quella lenta uscita e rientro di profilo dalla quinta di sinistra, di uno, due, tre, quattro Pulcinella. Da dove vengono? Chi sono? C’è chi poi danzerà di schiena, con il fronte capovolto, chi a terra, chi all’unisono (uno e la sua ombra), ora in quartetto, ora in duetto, ora di corsa per lo spazio, ora di fronte come l’impressionante assolo dal movimento sbriciolato di Claudia Caldarano. Come vuole tradizione ci si toglie la maschera al finale. Ma gli occhi cerchiati di nero, che guardano giù nella platea, rivelano la maschera sotto la maschera, quasi un tragi-comico gioco di specchi sulla finzione indossata dall’uomo tout court e quindi anche da noi tutti. Grande pezzo.

Settimana scorsa in scena al festival anche Still di Daniele Ninarello, formazione presso la Rotterdam Dance Academy, esperienze come danzatore anche con Sieni. Vincitore del Premio Prospettiva Danza, Still è un pezzo rigoroso elaborato con i tre ottimi interpreti Marta Ciappina, Pablo Andres Tapia Leyton e Alessio Scandale, e il compositore sassofonista americano Dan Kinzelman. Una triplice e mutevole onda di energia tra stasi, dinamica e suono: sviluppo coerente che potrebbe però volare in alto con soluzioni più inattese rispetto alla struttura circolare.