Si dirà di una giornata interlocutoria, durante la quale una telefonata, la seconda, tra Putin e Obama ha permesso di capire la siderale distanza tra le parti. Con tutti i giocattoli di guerra che cominciano ad essere schierati, però, da parti in causa o semplici vicini geografici, il rischio dell’incidente fatale nel creare l’escalation, si fa sempre più alto. Ieri doveva essere una giornata tranquilla, da un punto di vista militare, eccezion fatta per un paio d’ore durante il primo pomeriggio, quando da Sebastopoli sarebbe arrivato un ultimatum russo nei confronti delle truppe ucraine, a confermare quanto detto ieri dal parlamento della Crimea: ogni esercito non russo sul nostro territorio sarà considerato nemico. La voce è stata infine smentita, ma quanto si è mosso sulle sponde e nei cieli del Mar Nero non incute ottimismo, anzi.

E la zona della penisola è minacciata anche da quanto sta accadendo a Donetsk, dove l’arresto avvenuto giovedì, da parte dei servizi di sicurezza ucraini, del leader dei filo russi Pavel Gubarev, sembra abbia scatenato nuovi disordini.

La giornata è cominciata con due notizie provenienti dalla Russia: la prima riguarda il riconoscimento da parte della camera alta del parlamento moscovita del referendum in Crimea del 16 marzo, spartiacque che se ha accellrato alcuni processi, vedi gli aiuti europei all’Ucraina, dall’altro ha innescato nuove tensioni.

Mosca dunque ha dichiarato ufficialmente che accetterà la Crimea se l’esito del referendum del prossimo 16 marzo sarà per la secessione della penisola dall’Ucraina. Lo ha assicurato Valentina Matvienko, presidente della camera alta del parlamento russo, ribadendo che il voto è in linea con la prassi internazionale e paragonandolo al referendum per l’indipendenza scozzese. «Avranno gli stessi diritti di tutte le altre regioni russe», ha detto Matvienko, che ha incassato anche una manifestazione pro annessione nel centro di Mosca.

Putin dal canto suo gioca con l’ironia e il sarcasmo, ben sapendo che la mossa di Gazprom di chiedere indietro i soldi e cancellare lo sconto, pone l’Unione europea in condizioni ancora più gravose, rispetto all’impegno di salvare Kiev dalla bancarotta. «Non si tratta di una raccolta delle terre sulla base di un progetto del Cremlino, è un processo naturale di raccolta di connazionali intorno al loro centro, alla loro patria storica che è attraente, che suscita fiducia, e che può fungere da garante serio della loro sicurezza e di un loro futuro prospero», ha specificato Dmitri Peskov, il portavoce di Putin, secondo cui le terre si possono raccogliere «secondo il principio della calamita».

E Mosca pare abbia fretta: la Duma russa adotterà la legge che facilità l’annessione di territori «nel minor tempo possibile», forse già il 21, se l’esito del 16 sarà favorevole. Lo ha anticipato il deputato Sergei Mironov, del partito Russia Giusta, che la scorsa settimana ha definito il disegno di legge con cui si sancisce l’annessione di territori stranieri nella Federazione russa sulla base del risultato di un referendum o di una decisione votata dal Parlamento della regione interessata.

Non la pensano così all’Onu: «il referedum è uno sviluppo grave che complica» la possibilità di arrivare a una soluzione politica della crisi, ha riferito il vice segretario generale delle Nazioni Unite Jan Eliasson.
Nel frattempo, sembrano incombere le grandi manovre. Secondo quanto riferito dal ministro degli esteri ucraino Ievghen Perebiinis, i militari russi si starebbero preparando a installare in Crimea dei sistemi di difesa aerea. E gli Usa non sono stati a guardare: il cacciatorpediniere Uss Truxtum, ha attraversato il Bosforo proveniente dal Mediterraneo e diretta verso il Mar Nero. Nei giorni scorsi anche due navi militari russe ed una ucraina hanno attraversato lo Stretto per rientrare nel Mar Nero. Fonti militari Usa hanno indicato che la Truxtum deve partecipare a manovre previste da tempo con le forze navali di Romania e Bulgaria.

La Turchia che dal canto suo ha utilizzato i jet in ricognizione: sei F16 si sono alzati in volo, pronti a intercettare un aereo di sorveglianza russo che si avvicinava allo spazio aereo turco sul Mar Nero, secondo quanto riferito dalla stampa di Ankara, che da paese Nato, si è pronunciata per l’integrità territoriale e l’unità politica dell’Ucraina.