Gilet gialli, Atto XI, la mobilitazione continua, senza crescere, e il movimento di protesta si divide sulle prospettive politiche. Un nuovo sabato di protesta, ieri in Francia, l’undicesima settimana: manifestazioni a Parigi, due cortei, arrivati alla Bastiglia, proteste a Bordeaux, Nantes, Tolosa, Evreux, Caen, Chateauroux ecc. Qualche scontro, un ferito al volto alla Bastiglia (Jérôme Rodriguez, vicino a uno dei portavoce dei gilet, Eric Drouet, che aveva suscitato l’entusiasmo di Jean-Luc Mélenchon anche perché ha lo stesso cognome di colui che indentifico’ Luigi XVI a Varenne).  La polizia ha aperto un’inchiesta. Manifestanti con le foto dei feriti delle precedenti manifestazioni, un cartello che ricorda “12 morti, 137 feriti, 80 alla testa, 4 mani esplose”, il bilancio dei due mesi di protesta (i decessi sono avvenuti ai margini delle manifestazioni, per incidenti, a parte un caso a Marsiglia, una signora anziana colpita in casa da un colpo di flashball tirato dalla polizia). Il ministro degli Interni Christophe Castaner, ha dovuto ammettere che ci sono stati incidenti gravi nella gestione dell’ordine e ieri, per la prima volta, i poliziotti dotati di Lbd (pallottole di gomma) avevano una video-camera.

A Parigi, l’appuntamento di fine manifestazione è stato a place de la République. La serata è iniziata in un clima teso. Una tendenza dei gilet ha organizzato una “notte gialla”, sul modello della Nuit Debout del 2016 e promette di non mollare per trasformare la piazza in un “rond-point gigante”. Alcune correnti dei gilet rifiutano di partecipare al Grande Dibattito voluto da Emmanuel Macron per trovare una via d’uscita alla crisi. Ma il dibattito nazionale va avanti. Il presidente, per ora, ha partecipato a tre appuntamenti in provincia e ha risposto alle domande, pur difendendo la linea del governo.

La sottosegretaria all’eguaglianza uomo-donna, Marlène Schiappa, si è buttata nel dibattito e ha partecipato a una trasmissione tv molto popolare e controversa, sollevando critiche, ma raccogliendo i suggerimenti di riforma dei gilet. Venerdi’, anche il primo ministro Edouard Philippe si è invitato a un dibattito e ha criticato una delle principali richieste dei gilet gialli: il Ric, il referendum di iniziativa cittadina, che per il movimento di protesta dovrebbe affiancarsi, o addirittura sostituire, la democrazia rappresentativa. Ric (ma per Ralliement d’initiative citoyenne) è anche la sigla scelta da una portavoce dei gilet, Ingrid Lavavasseur, che ha deciso di fondare un partito e presentarsi alle elezioni europee.

I sondaggi dicono che porterà via voti all’estrema destra, Rassemblement national di Marine Le Pen e Debout la France di Nicolas Dupont-Aignan, che difatti non apprezzano. Eric Drouet si è scagliato ieri contro Ingrid Lavavasseur, in un’arringa improvvisata alla Bastiglia: “abbiamo chiesto che si tolga il gilet e il nome Ric, si è servita della notorietà del movimento”. Ieri a Parigi uno dei cortei ha ottenuto l’autorizzazione a sfilare sui Champs Elysées e di fronte all’Assemblée nationale.

A Marsiglia, c’è stata la prima prova di collaborazione esplicita con due sindacati, Cgt e Solidaires, che hanno sfilato assieme ai gilet gialli. Il 5 febbraio, la Cgt ha dichiarato una giornata di sciopero, a cui hanno aderito i gilet. Oggi, a Parigi ci saranno due cortei: la Marcia per il clima e una manifestazione dei “foulard rossi”, convocata da alcuni cittadini indignati dalla violenza dei gilet gialli, per difendere “la democrazia e le istituzioni”. Lrem, il partito di Macron, è nell’imbarazzo, assicura di non essere all’origine della manifestazione di oggi e afferma di non invitare i propri militanti a partecipare, se non a titolo individuale come cittadini.