È appeso a un filo il destino lavorativo di 31 addetti diretti e 39 cosiddetti «somministrati», cioè interinali, dello stabilimento fiorentino della Gilbarco. Un filo che né la Fiom né il Nidil vogliono veder spezzato, nonostante che la costola italiana della multinazionale, la Gilbarco Italia Srl, abbia già aperto la procedura di licenziamento collettivo dei 70 operai. Considerati come pedine sacrificabili, nello scacchiere della consueta «riorganizzazione» cara alle holding globali: «L’azienda vuol chiudere produzioni a Firenze per spostarle in Germania – spiega Daniele Calosi – senza dare alcuna alternativa. Fino allo scorso anno negoziava le uscite senza coinvolgere il sindacato. Ora però, vista l’apertura della procedura di licenziamento, è impensabile che il sindacato accetti di quantificare economicamente la perdita dei posti di lavoro».

Gilbarco Italia Srl fa parte insieme alla capogruppo Gilbarco Veeder-Root della multinazionale americana Vontier, leader nel settore della distribuzione e produzione di attrezzature e soluzioni per il pagamento per le stazioni di servizio di rifornimento carburanti, come pompe di benzina, centraline e sonde di livello per le cisterne, oltre a terminali per le casse di pagamento anche in self service. Un colosso sul quale non tramonta mai il sole: «L’azienda non è assolutamente in crisi – conferma Calosi – questa ‘riorganizzazione’ risponde ancora una volta alla sola volontà di aumentare i margini di profitto».

Di qui la reazione della Rsu, della Fiom e del Nidil, che hanno organizzato un presidio davanti alla Regione Toscana in occasione del secondo incontro fra Gilbarco, istituzioni e sindacati, il primo dopo l’avvio della procedura di licenziamento. Al tavolo, rimasto aperto per richiesta di Valerio Fabiani, consigliere di Eugenio Giani per lavoro e crisi industriali, la direzione aziendale si è comunque presentata. Anche perché Gilbarco fa parte del board della Confindustria locale, e i progettati licenziamenti nello storico stabilimento di via Cattani continuano a far rumore, in assenza di crisi industriale.

«Riconvocheremo un incontro la prossima settimana – ha spiegato Fabiani al termine del round negoziale – i nostri obiettivi restano la salvaguardia della fabbrica, zero esuberi con il superamento della procedura di licenziamento collettivo, e la tutela dei lavoratori in somministrazione». Dal canto loro, Calosi e Ilaria Lani del Nidil hanno chiesto le assunzioni dei lavoratori somministrati; ammortizzatori sociali che tutelino i 70 operai a rischio: una riorganizzazione industriale con un piano ad hoc; e l’avvio di una fase di formazione professionale, per la ricollocazione dei lavoratori in funzione di nuove mansioni richieste. «La direzione aziendale si sia resa disponibile ad aprire un confronto – commentano i sindacalisti – e cogliamo questo fatto come un elemento positivo». Anche se la strada da fare per evitare i 70 licenziamenti resta lunga e accidentata.