La Spagna di Pedro Sánchez punta a riacquistare quel protagonismo internazionale a cui il governo del Partido Popular non era interessato. A parte lo storico viaggio a Cuba (sorprendentemente è la prima visita da 32 anni all’isola caraibica da parte di un capo del governo spagnolo), la questione al centro delle polemiche è il bastone tra le ruote che l’esecutivo spagnolo sembra voler mettere al delicatissimo accordo che hanno trovato Unione europea e Regno unito per il post 29 marzo 2019.

Questa settimana Sánchez ha sbattuto i pugni sul tavolo a proposito dell’annosa questione Gibilterra, un territorio inglese «d’oltremare» geograficamente in Spagna, in cui vivono circa 30mila persone, e che in Spagna è spesso utilizzato con fini elettoralistici dai diversi governi.

Il premier spagnolo e il suo ministro degli esteri Josep Borrel (ex presidente del parlamento europeo) hanno chiarito che a meno che non venga modificato l’articolo 184 dell’accordo, che regola le future relazioni Ue-Uk, la Spagna non potrà appoggiarlo. Il tempo stringe, perché domenica ci sarà il vertice europeo in cui (per il momento senza un voto formale) i 27 dovranno dare la propria benedizione all’accordo. Finora, i problemi sembravano venire più dal fronte inglese, ma è Sánchez a lanciare la bomba, anche se non è chiaro se avrà la forza di portare a termine la minaccia. La soluzione «all’europea» di aggiungere una dichiarazione formale sul tema non sembra funzionare, perché non avrebbe forza di legge (come avrà il trattato una volta ratificato da tutti i paesi).

Certo è che è da tempo la Spagna aveva chiarito a Bruxelles che qualsiasi trattato con l’Inghilterra dovesse prevedere un accordo bilaterale fra Spagna e Regno unito sul Peñón, come viene chiamata anche l’enclave inglese. Fino a pochi giorni fa le cose sembravano andare lisce perché i due governi sono già arrivati ad accordi sui lavoratori che si muovono ogni giorno da e per Gibilterra, e sulle tasse (molto ridotte) che si pagano nel territorio inglese. Una volta presa conoscenza del testo dell’accordo negoziato da Bruxelles, il governo Sánchez ha deciso di manifestare il disappunto spagnolo ai vertici europei, e alla stessa May, con una lunga telefonata mercoledì.

Il 2 dicembre, poi, si vota proprio in Andalusia, un territorio che sente molto la questione Gibilterra e indubbiamente la mossa del governo guarda anche a queste elezioni. D’altra parte nessuno vuole riaprire il vaso di Pandora di un accordo raggiunto tanto faticosamente, paesi come l’Olanda, la Danimarca e il Belgio potrebbero allora ridiscutere tutto il tema della pesca nelle acque inglesi, e così via. Neppure May vuole fare passi indietro: «Avremo un accordo che funzioni per tutta la famiglia Uk», ha detto. I sondaggi dicono unanimemente che la stragrande maggioranza dei gibilterriani vuole rimanere sotto la corona britannica nonostante il Brexit.