Per il governo liberaldemocratico di Shinzo Abe, gli scandali sembrano non aver fine. Di recente il suo principale accusatore è Maekawa Kihei, un ex alto funzionario del ministero dell’istruzione dimessosi a gennaio.

I FATTI CONTESTATI riguardano permessi e finanziamenti per milioni di Yen a un’università privata a Ehime, nell’ovest del paese, gestita da un caro amico del primo ministro. La storia ha portato alla luce le ombre del governo Abe: il suo stile dirigistico di comando; lo scontro tra il primo ministro e la burocrazia; e il rapporto con i media, sempre più sotto pressione. L’ultimo atto è andato in scena venerdì con la conferenza stampa di Maekawa, che ha riassunto così il cuore della questione: lo scandalo non riguarda tanto il fatto in sé di aver autorizzato una facoltà di veterinaria in più a Ehime, ma come è stato fatto.

IL RIFERIMENTO è ai modi personalistici di gestione dell’esecutivo da parte del primo ministro. In questo scenario, la scelta dell’università dell’amico di Abe sarebbe avvenuta tramite una serie di restrizioni che avrebbero via via estromesso gli altri concorrenti, fra cui c’erano università ben più note. Dietro tutto questo ci sarebbero state le forti pressioni dell’ufficio del primo ministro, sempre negate da Abe, ma i cui riferimenti sono contenuti in una serie di documenti del ministero dell’istruzione trapelati sulla stampa.

Proprio la stampa ha mostrato il suo lato più debole in questa vicenda: l’eccessivo rispetto per il primo ministro. I guai di Abe sono iniziati a gennaio con i «discesi dal cielo», gli amakudari, quei dirigenti ministeriali che dopo le dimissioni o il pensionamento vengono aiutati, dall’alto dei cieli appunto, a occupare posizioni dorate in enti pubblici o imprese private, che sperano così in qualche favore. Questa pratica, endemica nel passato in tutti i ministeri, è illecita dal 2007. Il centro dello scandalo di gennaio è stato il ministero dell’istruzione, il cui funzionario più alto in grado era all’epoca proprio Maekawa. Decine sono stati i casi investigati e scoperti.

Nei mesi successivi ci sono state le rivelazioni sulle presunte pressioni clientelari sul ministero, sulle quali Maekawa ha sempre offerto la sua testimonianza al parlamento, ma rifiutata da Abe.
Per una parte della stampa, ci sarebbe un filo rosso che lega le resistenze alle pressioni per l’apertura della facoltà allo scoppio dello scandalo amakudari e poi alle fughe di notizie dal ministero. Il tutto sarebbe lo specchio di un conflitto in atto tra Abe e l’apparato burocratico, che si vede scavalcato dal premier.

ABE VUOLE ESSERE PERCEPITO come l’uomo forte al comando e vuole mano libera sulla burocrazia per realizzare le sue politiche e in particolare la Abenomics. Per questo nel 2014 ha centralizzato le risorse umane del governo, ma proprio questo stile sarebbe oggi la causa di sempre maggiori malumori tra i funzionari ministeriali. L’umiliazione a cui è sottoposto oggi il ministero dell’Istruzione sarebbe solo la punta dell’iceberg, secondo il domenicale del Mainichi, che si aspetta ora ulteriori novità. Abe, con dei modi percepiti come sprezzanti dalla stampa nipponica, sperava di cavarsela con la chiusura della sessione ordinaria del parlamento la settimana scorsa, durante la quale ha fatto il possibile per aggirare il dibattito sul tema.

ORA LE OPPOSIZIONI chiedono una convocazione straordinaria vista la gravità delle tracce che portano all’ufficio del primo ministro. Anche la pubblica opinione, nei sondaggi, sembra non condividere più una larga fiducia nel primo ministro. Già sono circolate voci di un possibile rimpasto di governo e perfino speculazioni sulle attuali possibilità degli sfidanti interni al partito di Abe.