Gianna Fracassi, vicesegretaria della Cgil, per la manifestazione di sabato avete scelto piazza San Giovanni, consci di una grande risposta democratica all’assalto squadrista alla vostra sede. Ci sono preoccupazioni sul fronte dell’ordine pubblico?
Abbiamo scelto piazza San Giovanni perché abbiamo un numero altissimo di adesioni da parte di associazioni e movimenti e segnali di massicci dai territori. L’assalto alla Cgil, al sindacato confederale, alla casa del lavoro ha smosso le persone, scatenando gli anticorpi di una risposta civile che per fortuna esistono nel nostro paese. Non è la prima volta che organizziamo una manifestazione in momenti delicatissimi della storia del paese e sono sicura che anche questa volta sarà una grande piazza di partecipazione democratica.

Il clima di unità e di solidarietà nei vostri confronti però è già cambiato. Perfino Tajani sostiene che sabato andrebbe rispettato il silenzio elettorale mentre in parlamento il centro destra si ricompatta proponendo che vadano sciolte tutte le formazioni estremiste, cancellando la parola fascista.
Il perimetro della nostra manifestazione di sabato è molto chiaro: antifascismo e Costituzione. Per questo non comprendo i distinguo postumi. Noi abbiamo ricevuto solidarietà da tutti i partiti politici, compresi quelli della destra. Sullo scioglimento delle organizzazioni fasciste non ci possono essere tentennamenti. Noi ci troviamo in questa situazione perché in questi anni non si è provveduto a farlo…

Fra l’altro voi il 24 febbraio 2018 foste fra i promotori della manifestazione “Mai più fascismi” a piazza del Popolo…
Esatto. In più noi firmammo l’appello perché alle elezioni non fossero candidati elementi da queste formazioni. L’assalto alla nostra sede è servito per far comprendere che ci sono formazioni che si collocano fuori dalla Costituzione per valori e violenza. Non capisco perché non si riesca a dare un messaggio di unità. Continuiamo così, diamo un grande segnale al paese.

Voi fin dalle primissime reazioni all’assalto avete distinto nettamente fra gli squadristi e quella parte della piazza che legittimamente contesta il Green pass e che vi critica per aver sollevato il problema ma poi aver accettato sostanzialmente la soluzione proposta dal governo che da venerdì porterà anche vostri iscritti a dover pagare i tamponi o essere sospesi dal lavoro. Con queste persone volete mantenere un rapporto: con quale messaggio?
Io penso che sia sempre sbagliato nel mondo del lavoro fare operazioni di divisione. Da questo punto di vista noi siamo stati coerenti e evidenziato da subito le criticità del Green pass che ora stanno emergendo. C’è un pezzo non soltanto di No Vax ma di disagio sociale più complessivo: evitiamo di consegnare queste persone all’egemonia dell’estrema destra. Noi continuiamo a chiedere che si arrivi all’obbligo vaccinale ma allo stesso tempo crediamo che i 3 milioni di lavoratori non ancora vaccinati vadano ascoltati e rassicurati per recuperarne almeno una parte. Per questo come Cgil abbiamo fatto due cose: una campagna social per favorire le vaccinazioni ma soprattutto assemblee su tutti i luoghi di lavoro per parlare e non lasciare sole le persone.

C’è però il rischio contrario all’unità. L’abbraccio Landini-Draghi è stato molto importante si presta all’idea che la Cgil si sia appiattita su questo governo.
No, scusami. La Cgil non si è appiattita, la Cgil è stata colpita. Sarebbe stato molto preoccupante se a fronte di un atto di questa gravità il governo non avesse espresso solidarietà. È esattamente il contrario. Dopo di che noi continuiamo a criticare il governo Draghi. Il terzo tema della manifestazione – antifascismo, democrazia, lavoro – racchiude tutte le questioni che abbiamo posto al governo. Faccio l’elenco: ammortizzatori, fisco, pensioni, rafforzamento di sanità pubblica e scuola, interlocuzione sul Pnrr. Su tutto questo il governo è in ritardo, non ci ha dato risposte e siamo alla vigilia della presentazione della legge di bilancio.

Sabato tornate in piazza a Roma per una manifestazione nazionale. È il primo appuntamento di popolo – si spera – post pandemia. Si apre una fase nuova?
La pandemia purtroppo non è conclusa ed è stata una grande cesura che ha determinato un cambiamento nelle persone e lo deve produrre nelle risposte per superarla. Se il ruolo dello Stato è tornato in auge, deve rimanere centrale per governare il futuro. Non dimentichiamoci che stiamo affrontando la pandemia in contemporanea con processi epocali come la transizione verde e la digitalizzazione. Nei prossimi dieci anni il ruolo del pubblico sarà ancora più importante per ridurre le disuguaglianze che sono aumentate.