«Stai partendo per le vacanze?». «No, ho solo portato quello che serve per la notte». Previdente il ragazzo: ha con sé mezza casa e pure la tv: a Gianfelice, se non si ipnotizza con lo schermo acceso, gli vengono gli incubi.
A volte, il fatto che due mamme siano molto amiche e vadano insieme anche ai concerti (di Céline Dion, in questo caso) non promette nulla di buono. Comporta diversi fastidi. Quella solidarietà fra donne costringe, per esempio, i loro figli a dormire nella stessa casa per farsi compagnia. E cosa succede se invece si danno sui nervi? Anzi, se Beniamino, quel compagno di classe con cui convive da quando è piccolissimo, proprio non lo sopporta? Mica per niente, ma fra loro due c’è un problema. Gianfelice apre bocca solo per dire stupidaggini. Tanto che gli starebbe meglio un nome come Giancretino. Lo sanno tutti, tranne le mamme super-amiche che li obbligano a frequentarsi.
Giancretino e io è l’esilarante racconto dello scrittore francese Vincent Cuvellier, pubblicato in Italia dalle edizioni Biancoenero (pp. 80, euro 8, illustrazioni di Aurélie Grand, in sintonia con il linguaggio spigliato e spiritoso). Si svolge in una sola giornata che comprende, purtroppo per il narratore, Beniamino, anche la notte. Alterna i pensieri del ragazzino alle frasi insultanti fra due individui in crescita che non riescono ad andare d’accordo in nessun modo. Perché Gianfelice è un po’ viziatello e ha idee strampalate sul mondo, anzi razziste. Per esempio, crede che Abdallah, il bambino arabo, vicino di casa e amico di Beniamino, sia un ladro e si sia divertito a fargli sparire l’amatissimo Game Boy. Lo accusa convinto quando, dopo aver cercato dappertutto l’infernale aggeggio, non lo trova più. È arabo e suo padre dice che tutti gli arabi rubano, quindi….non si può far altro che chiamare la polizia Eppure la signora Chibbani, madre di Abdallah, è stata gentile, ha preparato la cena per lui e Beniamino e controllato che tutto procedesse nei binari giusti, senza intoppi. Un comportamento «controcorrente» non basta a infrangere i pregiudizi.
Naturalmente, nessuno ha rubato il Game Boy e Beniamino applicherà una sua forma di vendetta. Darà una lezione a Gianfelice, con qualche tentennamento e senso di colpa.
Storia di formazione che coinvolge solo una manciata di ore, questo breve romanzo ha una scrittura con un ritmo incanzante, in grado di seguire i (retro)pensieri dei protagonisti e tratteggiare i loro salti e le loro retromarce nel costeggiare la vita quotidiana e le sue «prove».
Resta aperto, però, il problema iniziale, quello che accende la narrazione: ma quando due madri sono amiche per la pelle, lo devono essere per forza pure i loro figli, che magari si detestano? O le due esperienze si possono separare nel rispetto di tutti?