Pugno di ferro contro la criminalità (ma non contro la corruzione) e certezze giuridiche per i megaprogetti estrattivisti: questi gli impegni annunciati dal nuovo presidente del Guatemala, l’ultra conservatore Alejandro Giammattei, insediatosi alla guida del paese lo scorso 14 gennaio.

Difficile, in ogni caso, che potrà fare peggio del predecessore Jimmy Morales, il famoso comico televisivo che aspirava a diventare il miglior presidente della storia del paese e sarà invece ricordato come uno dei più odiati: tra le sue imprese, la più degna di nota è quella di essersi sbarazzato della Commissione internazionale contro l’impunità in Guatemala (Cicig), colpevole di minare, con le sue indagini sulla corruzione, potenti interessi politici e imprenditoriali. Ma notevole è stato anche il suo impegno nel decretare lo stato di assedio in vari municipi: ufficialmente per combattere il narcotraffico, ma in realtà per soffocare le proteste contro i progetti estrattivisti.

E di certo si ricorderà anche la fretta con cui, dopo aver ceduto il potere a Giammattei, ha raggiunto l’altro lato della città per prestare giuramento come parlamentare, garantendosi così l’immunità di fronte all’accusa di aver ricevuto finanziamenti illegali durante la campagna elettorale del 2015.

Che poi Giammattei possa fare molto meglio di lui è tutto da vedere. Già solo rispetto alla composizione del suo governo, non ci sono dubbi che l’oligarchia, dopo aver prosperato indisturbata nei quattro anni precedenti, si prepari a trascorrerne altri quattro in perfetta tranquillità. E tutto indica che gli indigeni poveri del Guatemala, per i quali ha promesso una «crociata alimentare» contro la fame, dovranno aspettare ancora a lungo. Neppure divergono molto dal precedente governo i metodi riguardo alla lotta alla criminalità, certamente funzionali al controllo del territorio in difesa degli interessi delle multinazionali: dal suo insediamento, il nuovo presidente ha proclamato già tre volte lo stato di prevenzione – una versione appena un po’ più morbida dello stato di assedio -, l’ultima delle quali appena mercoledì scorso, in tre municipi dello stato di Chimaltenango. «Nuovamente chiedo la vostra collaborazione affinché insieme si possa lavorare alla cattura di quanti hanno rubato la pace ai guatemaltechi. Oggi continuiamo a costruire un paese diverso in cui la delinquenza non abbia il controllo», ha spiegato nel suo messaggio alla nazione.

Il 24 gennaio era già toccato al municipio di Villa Nueva e il 17, appena tre giorni dopo l’insediamento, ai municipi vicini alla capitale di Mixco e di San Juan Sacatepéquez, quest’ultimo segnato da una lunga storia di resistenza delle comunità kaqchiquel-maya contro l’industria di cemento dell’impresa Cementos Progreso. Quanto alla corruzione, Giammattei si è ben guardato dal richiamare la Cicig, progettando di sostituirla con una commissione nazionale anticorruzione dai contorni assai vaghi. Che non si tratti di una sua priorità appare fin troppo evidente.