Sono ancora tante le cose da chiarire sull’incendio scoppiato a bordo del traghetto Norman Atlantic nella notte di domenica. La prima, la più importante, capire quante persone fossero effettivamente a bordo della nave della compagnia armatrice Visemar di Navigazione. Perché il dubbio, atroce, che è iniziato a circolare ieri, è che nella stiva del traghetto sia stato imbarcato un numero imprecisato di migranti in maniera irregolare.

Ad accendere i sospetti della procura di Bari che ha preso in consegna l’inchiesta sull’incidente, il fatto che tra i passeggeri tratti in salvo ieri ve ne fossero tre, di nazionalità siriana e afghana, non registrati sull’elenco dei passeggeri. Il numero delle vittime è infatti in continuo aggiornamento. Al momento, sono 11 quelle accertate: l’ultima, secondo un messaggio via twitter della Guardia costiera, è stata recuperata in mare dalla nave della Marina militare San Giorgio, che nel pomeriggio di ieri ha terminato il recupero dei passeggeri salvati dall’incendio dal cacciatorpediniere Duran de la Penne. Nave San Giorgio è arrivata a Brindisi in serata: nel porto, sulla nave San Giusto, è stato realizzato un centro di coordinamento/accoglienza per i familiari dei naufraghi.

Tre le vittime italiane sin qui accertate: si tratta di tre camionisti campani i cui corpi sono stati recuperati in acqua non lontano dal traghetto. I tre sarebbero stati tra i primi a salire sulle scialuppe di salvataggio non appena scattata l’emergenza a bordo. Disperso un autotrasportatore di Messina: il camionista non risulta tra le vittime, ma nemmeno negli elenchi delle persone già sbarcate, anche se la lista dei passeggeri tratti in salvo non è ancora completa. Secondo quanto accertato, a bordo della Norman Atlantic, ha precisato il procuratore di Bari Giuseppe Volpe, c’erano 499 persone, delle quali 478 tra passeggeri e equipaggio, 18 in overbooking e tre «clandestini». Mancano all’appello 179 persone che, ha precisato il procuratore, probabilmente sono su due mercantili greci che hanno partecipato ai soccorsi e che sono diretti sulle coste elleniche. Per avere notizie certe sul numero dei superstiti e dei dispersi, bisognerà quindi attendere lo sbarco e il conteggio in Grecia di questi naufraghi.

L’altro mistero da chiarire è il perché e soprattutto chi ha deciso che il traghetto dovesse essere portato a Valona in Albania e non in un porto di una città italiana. Tra l’altro, le operazioni in tal senso erano già iniziate ieri sera causando anche la morte di due marinai albanesi dell’equipaggio di un rimorchiatore albanese che aveva agganciato il traghetto per portarlo a Valona. L’incidente si è verificato dopo la rottura di un cavo lanciato da un primo rimorchiatore. I due marinai, rimasti feriti, sono morti in seguito per i gravi traumi riportati.
«Nessuno può impossessarsi del relitto senza commettere reato». A precisarlo lo stesso procuratore della Repubblica di Bari. «C’è stata segnalata la presenza vicino al traghetto di due rimorchiatori albanesi – ha detto – non si sa se inviati dall’armatore o dalle autorità albanesi». Tra l’altro, il viaggio verso Valona era già iniziato quando è giunto lo stop al rimorchiatore albanese da parte delle autorità italiane. Che sono state avvisate di movimenti sospetti dal personale della società Barretta incaricata dalla Procura di Bari di rimorchiare il traghetto e condurlo nel porto di Brindisi.

«Noi abbiamo nominato per il recupero del relitto la società Barretta» ha spiegato il procuratore. Operazione che inizierà questa mattina all’alba, quando cinque membri dell’equipaggio del rimorchiatore Marietta Barretta saranno portati a bordo del Norman Atlantic con un verricello per l’aggancio con il mezzo navale italiano e subito dopo, se le condizioni meteo marine lo consentiranno, si farà rotta verso Brindisi, non prima di aver messo in sicurezza il traghetto.
La Visemar di Navigazione, compagnia armatrice del traghetto Norman Atlantic, ha preso subito le distanze su quanto accaduto, dichiarando che «il nostro interesse è l’accertamento della verità» e che pertanto si atterrà «ad ogni indicazione che verrà data dall’autorità giudiziaria, richiedendo analogamente alla società Smit Salvage di attenersi a tali indicazioni». Non è chiaro dunque chi abbia dato l’ordine al rimorchiatore albanese di prendere in consegna il Norman Atlantic e portarlo in Albania. La società di Porto Viro, proprietaria dell’imbarcazione, ha dunque provato a fugare i dubbi sorti sulla scelta di affidare le operazioni di recupero e salvataggio della nave ad una impresa privata e sulla possibilità che questa decisione potesse essere finalizzata a sottrarre la nave alle indagini da parte dell’autorità giudiziaria.

Sino a ieri sera, erano almeno sei i rimorchiatori nei pressi del traghetto. Due rimorchiatori della Smit Salvage si occupano di garantire che la nave resti in sicurezza. Un altro rimorchiatore albanese tiene agganciata la nave ed è quello che senza autorizzazione da parte delle autorità italiane e albanesi, stava per condurre il Norman Atlantic verso Valona.
Saranno le ricerche e le indagini in corso a chiarire i tanti misteri intorno al Norman Atlantic.