Una situazione stabile con un decremento lentissimo, 14mila nuovi positivi al Covid, un numero di decessi «che purtroppo è sempre piuttosto elevato»: è la fotografia della situazione pandemica in Italia fatta ieri dal direttore generale Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, e dal presidente dell’Istituto superiore di Sanità, Silvio Brusaferro. Si tratta dei dati della Cabina di regia (aggiornati al 3 febbraio) relativi alla settimana dal 25 al 31 gennaio.

L’ETÀ MEDIANA DEI POSITIVI resta sotto i 50 anni, oltre il 50% dei positivi sono asintomatici. «L’incidenza a livello nazionale si mantiene su 130 nuovi casi ogni 100mila abitanti in 7 giorni, anche se la provincia di Bolzano addirittura supera i 600 e altre regioni come l’Umbria, il Friuli Venezia Giulia e la provincia di Trento presentano un’incidenza superiore a 200». I nuovi positivi ieri sono stati 14.218 su 270.507 test, le vittime 377. Il tasso di positività è salito al 5,2%. Le persone ricoverate in terapia intensiva sono 2.142, in calo di 9 unità rispetto a giovedì; i ricoverati con sintomi sono 19.575, 168 in meno. La regione con il maggior numero di nuovi casi è stata la Lombardia (2.504) seguita da Campania (1.665), Emilia Romagna (1.364), Puglia (1.215) e Lazio (1.141).

L’INDICE RT questa settimana è stabile allo 0,84. Tre regioni si classificano a rischio alto (provincia di Bolzano, Puglia e Umbria); 11 a rischio moderato (Abruzzo, Campania, Fvg, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise che è ad alto rischio di progressione a rischio alto, Piemonte, provincia di Trento e Toscana); 13 regioni hanno un trend di casi in aumento. «Si colgono dei segnali di potenziale controtendenza verso una risalita di casi, serve grande attenzione nel mantenere le misure di mitigazione, anche alla luce delle varianti» ha spiegato Brusaferro.

IN UMBRIA la situazione più complessa: sono stati individuati 18 casi di variante inglese, 12 di variante brasiliana e 3 mutazioni. I casi di variante brasiliana nell’ospedale di Perugia; quelli di variante inglese sui territori di Perugia, Trasimeno e Bastia Umbra. Osservato speciale anche l’Abruzzo: la variante inglese è stata identificata in provincia di Chieti e si teme che possa spostarsi nell’area di Pescara. «Occorre fare presto con le vaccinazioni, l’efficacia dei vaccini non viene inficiata dalle mutazioni della variante inglese» ha spiegato Rezza. E ancora: «Le regioni, anche quelle gialle, possono stabilire zone rosse, se identificano varianti, a livello comunale e provinciale. Dei mini lockdown a tempo».

MAPPA DEI COLORI: la Sardegna lunedì passerà dall’arancione al giallo. In arancione Puglia, Umbria (ma il perugino sarà in rosso) e Sicilia. La provincia di Bolzano in lockdown da lunedì come 3 comuni in Abruzzo (Atessa, San Giovanni Teatino e Tocco da Casauria). Il resto dell’Italia in giallo. L’Rt è sopra l’1 in Umbria (1,18), Bolzano (1,06) e Friuli Venezia Giulia (1,03). Abruzzo e Toscana sono al limite: 0,99 e 0,98. Seguono Liguria e Marche a 0,95. La provincia di Trento ha il più basso a 0,61, seguono Veneto e Basilicata a 0,63. Il tasso di occupazione in terapia intensiva a livello nazionale si colloca al 26%, sotto la soglia critica del 30. Sette le regioni che hanno un tasso di occupazione in terapia intensiva e/o aree mediche sopra la soglia critica.

«Nell’ultima settimana – si legge nel report dell’Iss – si osserva un lieve generale peggioramento dell’epidemia con un aumento nel numero di regioni classificate a rischio alto (3 vs 1) e con la riduzione delle regioni a rischio basso in questa settimana (7 vs 10), in un contesto preoccupante per il riscontro di varianti virali che possono portare a un rapido incremento dell’incidenza. È fondamentale che la popolazione eviti tutte le occasioni di contatto e rimanga a casa il più possibile».

LA NOTIZIA DIFFUSA dal governatore della Liguria Toti del via libera ai ristornati la sera in area gialla e a pranzo in area arancione ha provocato la replica immediata dal Cts: «Non c’è alcun via libera del Comitato tecnico scientifico alla riapertura della ristorazione nelle zone e negli orari che attualmente ne prevedono la chiusura. Nel verbale del 26 gennaio sono indicate, anzi, alcune considerazioni sul rafforzamento delle misure restrittive». In quanto allo stop alla mobilità tra regioni, che scade il 15 febbraio, il ministro uscente Boccia ha chiarito: «Sarà il nuovo governo a fare una valutazione».