Potrebbe essere imminente il ritorno della cassa integrazione straordinaria «per cessazione», in altre parole quando l’azienda chiude, non di rado per delocalizzare la produzione, ma si cerca di reindustrializzare il sito per evitare drammi occupazionali. Luigi Di Maio vuole mantenere la promessa fatta ad inizio agosto al presidio dei lavoratori Bekaert a Figline Valdarno.

DA GUALDO TADINO, dove si trova davanti un caso analogo – quello della Tagina – il ministro del lavoro con ferma l’approvazione, nel consiglio dei ministri serale, del «decreto urgenze» comprendente fra l’altro il ritorno della cigs per cessazione: «Questo strumento era stato tolto con il jobs act, che ha fatto tanti danni ma che stiamo smantellando». La notizia darebbe almeno un anno di respiro ai 318 addetti diretti della Bekaert, anche se per un altro centinaio di loro colleghi dell’indotto i problemi restano. Il tutto con un nuovo incontro al Mise il 21 settembre, e alla vigilia dell’odierno sciopero, con manifestazione a Milano, per chiedere alla Pirelli di riprendersi la sua storica fabbrica valdarnese, specializzata nella produzione dello «steelcord», il filo di acciaio utilizzato per lo scheletro dei pneumatici.

IN TARDA SERATA PERÒ l’argomento è del tutto assente dal comunicato del consiglio dei ministri che illustra, «salvo intese», i contenuti principali del testo. Il tema, peraltro, era assente dalle bozze circolate nel pre-consiglio. Anche i sindacati, al momento di andare in stampa, non hanno notizie certe sull’agognato via libera.

IL PROVVEDIMENTO governativo sarebbe di aiuto per qualche altro migliaio di lavoratrici e lavoratori nelle stesse condizioni degli operai Bekaert, penalizzati dal jobs act che, fra le tante, riduce alla sola Naspi gli ammortizzatori sociali per gli operai che si vedono chiudere l’azienda. Peraltro gli effetti negativi del jobs act stanno per manifestarsi sull’intero comparto metalmeccanico, come denunciato dalla Fiom Cgil che ha analizzato la situazione dei 100mila addetti complessivi delle fabbriche che, negli ultimi anni, hanno fatto uso degli ammortizzatori sociali.

Sul punto, a Radio Popolare, il segretario del sindacato Mirco Rota è esplicito: «Il 24 settembre molti lavoratori rischiano di non avere più ammortizzatori sociali per gestire la crisi e per uscire da una situazione di difficoltà. Questo perché il jobs act, anziché dare una mano, ha introdotto delle novità negative, come la riduzione della durata della cassa integrazione e non solo di questo strumento. E quindi i lavoratori che la stanno utilizzando da 3 anni rischiano di essere licenziati».

IN RISPOSTA a quella che appare una vera e propria bomba ad orologeria, il sindacato ha già «suggerito» al governo di introdurre un ammortizzatore più lungo: «Credo che sia necessario ragionare su larga scala – osserva sul punto Mirco Rota – per questo chiediamo al governo di sviluppare una proposta che tuteli, al tempo stesso, sia le imprese che i lavoratori, che a loro volta di difficoltà ne hanno già vista parecchia. Stiamo parlando di gente che è in cassa integrazione da anni».

DI FRONTE A UNA PLATEA di circa 60/70mila addetti «a rischio», la Fiom anticipa, in caso di mancata risposta del governo, l’avvio di una immediata mobilitazione. «È necessaria l’apertura immediata di un tavolo per discutere la riforma complessiva degli ammortizzatori – ribadiscono i metalmeccanici Cgil – che sono stati ridotti sia nella casistica che nella durata. Non si può rinunciare a questo strumento di politica industriale».