Roberto Giachetti, lei è in sciopero della fame dal 18 settembre per ottenere la convocazione del congresso del Pd. Martina dice che sarà ’avviato’ non prima di fine mese. Digiunerà tutto ottobre?

Digiunerò finché non avrò la certezza della data del congresso. Doveva essere prima delle europee, poi il 27 gennaio, poi a febbraio. Sembra la sora Camilla, come si dice a Roma. Io l’avrei fatto subito. Ma il dubbio è che non lo voglia fare nessuno. Ora chiedo che mantengano almeno i loro impegni. E la cosa strana è che neanche i candidati fiatano.

Ce l’ha con Zingaretti?

Non è l’unico candidato, c’è anche Richetti e forse Emiliano. Comunque sì: perché neanche lui si adopera per la convocazione? Richetti finora non ha detto nulla. Spero si faccia sentire di più.

Il segretario Martina ha provato a dissuaderla dal digiuno?

Assolutamente no. Ci ho parlato due giorni fa a proposito del sindaco di Riace ma sul digiuno non mi ha detto niente. Né lui né nessun altro. Solo Renzi mi ha chiamato. Per il resto due parole con Gentiloni, due con Franceschini perché è il mio vicino di banco. Ma li capisco: sulla data tutti fischiettano.

Ha perso già 8 chili, quando riprenderà a mangiare?

Ripeto: quando ci saranno le dimissioni del segretario e la data dell’assemblea che fissa il congresso.

Poi si candiderà?

Mi rifiuto di parlarne oggi. È ridicolo: non c’è il congresso ma ogni giorno c’è un candidato. Convochiamolo, vediamo i candidati, poi decido.

Il congresso ritarda perché Renzi non ha un candidato.

Chi lo dice? C’è Richetti. Renzi non ha una setta. Io ne sono la dimostrazione. E non è detto che ci sarà ’il candidato renziano’.

Prodi dice: Renzi decida, faccia un passo indietro o uno avanti.

Renzi è un alibi per tutti. Il suo indiscutibile peso nel Pd dipende dall’assenza di peso di tutti gli altri. Manca una leadership legittimata da un voto popolare. Siamo in stand by da marzo e abbiamo bisogno di una soluzione forte. Dobbiamo anche sciogliere il nodo su cosa si può fare nel Pd. Ci si confronta e ci si conta. Ma quando una linea prevale, è la linea di tutti. Se non si fa, non c’è più una comunità.

Un radicale che invoca il centralismo democratico?

Ma no. Si discute, ma una volta deciso che la manovra è inaccettabile, è intollerabile che Emiliano dica che è una manovra di sinistra e che va votata. Se la politica del tuo partito non ti appartiene più, te ne vai.

Ci saranno delle gradazioni. Così ne avete accompagnati all’uscita parecchi.

Se non sei d’accordo combatti, cerchi di cambiare la linea. Ma non bombardi il partito.

Mai votato in dissenso?

Guardi che ho passato anni in minoranza nel Pd. Ho combattuta all’interno. Ma non ho fatto la guerra mediatica a chi guidava la macchina. La faccio un esempio: ho presentato, con 240 deputati, la proposta di legalizzare la cannabis. Il Pd ha detto no ed ho votato no.

I democratici americani sono più laici con il dissenso.

Ma un voto in dissenso non è il bombardamento termonucleare della linea. Quelli di D’Alema prima di uscire hanno fatto i comitati del No contro la riforma del loro partito.

Il problema del Pd sono le sue minoranze? Prima D’Alema e ora Emiliano?

I problemi sono tanti, gli errori pure. Vuole l’elenco? La commissione banche, la legge elettorale…Ma Emiliano da anni è contro il suo partito. E non importa se vale per il 2% perché sui media ci va perché è in dissenso. E destabilizza il Pd.

Se vince Zingaretti i renziani non lo ’bombarderanno’?

Zingaretti ha posizioni che non condivido, dice che bisogna azzerare il gruppo dirigente, parla male del Pd come se fin qui fosse stato su Marte. Se vince ne prenderò atto. E il giorno in cui capissi che il Pd va da un’altra parte, me ne andrei io.

Se vincesse Zingaretti se ne andrebbero in molti?

Non lo so. Non penso. Ma se passasse l’avvio del dialogo con M5S non sarebbe un problema di qualche dirigente, nel nostro popolo ci sarebbe una reazione.

Comunque mai con M5S?

Contesto chi pensa che il M5S sia una costola della sinistra. Lo hanno votato tanti di sinistra ma su molte cose sono peggio della destra. Sulla giustizia sono peggio di Salvini.

Qualcuno, anche fra i radicali, storce il naso sul suo digiuno, la data del congresso non sarebbe motivo abbastanza nobile.

Io conduco una battaglia nonviolenta perché è il mio modo di fare politica. Rispetto le opinioni di tutti, ma siccome in gioco metto il mio corpo, stabilisco io il motivo del mio digiuno. Invito quelli che ritengono la causa poco meritevole a trovarsi una causa migliore, a dare un segno di vita e fare qualcosa di più delle chiacchiere.