«Vogliamo essere pronti per quando arriverà il farmaco». Così il ministro federale della Sanità, Jens Spahn (Cdu) lo scorso 28 ottobre, ben prima della notizia della “scoperta” del vaccino contro il Covid-19 sviluppato dalla Biontech di Magonza in collaborazione con l’americana Pfizer.

Da oltre un mese il governo Merkel è preparato alla distribuzione di massa in tutta la Germania e ha pianificato l’azione fin nei dettagli. Primo: è stata già scelta (anche se non ancora comunicata ufficialmente) la società che si occuperà di smistare materialmente il vaccino, che non sarà direttamente a disposizione delle strutture ospedaliere ma verrà stoccato a temperatura di meno 75 gradi in 60 centri distribuiti in tutti i Land. Secondo: tre categorie riceveranno in anticipo l’antidoto ordinato in 200 milioni di dosi; prima i medici, poi i vigili del fuoco e infine il personale delle forze dell’ordine. Terzo: la somministrazione ai cittadini partirà dagli anziani con patologie a rischio, mentre un’apposita campagna di informazione spiegherà i motivi per cui il governo federale ha deciso di privilegiare i soggetti vulnerabili. Quarto: per controllare gli effetti clinici del vaccino (soprattutto collaterali) si sta già sviluppando l’App che raccoglierà ed elaborerà i dati di chi si è sottoposto al farmaco.

Ancora una volta la Germania si dimostra previdente nella lotta alla pandemia che ha raggiunto livelli imprevedibili perfino per la cancelliera Angela Merkel. Dopo avere assicurato ai tedeschi che «il governo farà tutto il possibile per non chiudere le scuole» ieri “Mutti” è stata costretta a fare i conti con la drammatica realtà denunciata dal Deutscher Lehrerverband (l’Associazione nazionale degli insegnanti) che segnala 300 mila studenti attualmente in quarantena e almeno 30 mila docenti in isolamento precauzionale.

Un disastro non solo per la didattica, soprattutto in Nordreno-Vestfalia dove i registri scolastici segnano l’assenza dagli istituti statali di oltre 50 mila tra bambini e ragazzi. Una sorta di «lockdown in “formato salame”» come riassume il presidente dell’associazione, Heinz-Peter Meidinger, sottolineando i numeri inquietanti: solo in Baviera negli ultimi dieci giorni hanno chiuso i battenti più di 100 scuole, in Sassonia-Anhalt si moltiplicano le lezioni a distanza, mentre nella città-stato di Amburgo si contano già oltre 90 classi in quarantena.

«Non possiamo andare avanti così» avverte Meidinger dalle colonne della Bild, auspicando che «i politici istituiscano un sistema di controllo come in Austria» dove ogni istituto è obbligato a comunicare ogni 24 ore il fattore di presenza dei propri alunni.
In pratica la gestione della frequenza in aula rimane affidata alle autorità sanitarie regionali o comunali, insieme ai tribunali amministrativi che ordinano la chiusura delle singole scuole.

A riguardo, spicca il caso di Reinickendorf, quartiere Nord di Berlino: due giorni fa i giudici hanno rigettato il ricorso contro il lockdown della locale scuola elementare disponendo la quarantena per i 600 alunni dopo che un membro della direzione e un’assistente sono risultati positivi al test sul coronavirus. Il risultato è «un’inaccettabile incertezza per le famiglie» per dirla con le parole di Christoph Ploss, leader della Cdu di Amburgo, che ieri si è appellato agli esecutivi dei 16 Land per «evitare il blocco continuo delle scuole implementando sia i sistemi di ventilazione che le barriere di plexiglas tra i banchi». Messaggio diretto ai governatori sostenitori della “linea morbida”, ma ancora prima all’attenzione della cancelliera, capo del governo come del suo partito.