L’assessore lombardo al welfare Giulio Gallera ha dato la notizia che anche in Lombardia si sta sperimentando il “tocilizumab”, il farmaco che nei giorni scorsi ha dato segnali promettenti su un piccolo numero di pazienti di Covid a Napoli e in corso di sperimentazione già in diversi ospedali italiani. All’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) però invitano alla prudenza. Al contrario di quanto sostengono i medici napoletani, la sperimentazione non è ancora stata approvata, dicono fonti dell’Agenzia. Probabilmente è solo una questione di giorni, ma la notizia che l’azienda produttrice (Roche) ha già inviato un centinaio di dosi in Italia solo sulla base delle dichiarazioni dei medici napoletani ha generato parecchia irritazione all’Aifa, che deve governare una situazione non facile.

Agenzie regolatorie come l’Aifa devono autorizzare le sperimentazioni e la commercializzazione dei farmaci: da un lato devono accelerare il più possibile la ricerca e garantire l’accesso al numero più ampio possibile di pazienti; dall’altro, vigilare affinché le nuove sperimentazioni siano fatte secondo le regole. Le terapie che si sperimentano in giro per il mondo sono molte di più. In questo momento, secondo il database clinicaltrial.gov, sono in corso o in partenza almeno una cinquantina di “trial clinici”, cioè di sperimentazioni per verificare la sicurezza e l’efficacia di nuovi farmaci.

Il grande numero di sperimentazioni è confortante ma comporta anche un rischio: sotto la pressione dell’emergenza, è possibile che siano sperimentati o autorizzati farmaci con efficacia limitata o poco sicuri per i pazienti. In mancanza di farmaci specifici, i medici stanno sperimentando contro il Covid-19 molecole sviluppate per trattare altre malattie. Il tocilizumab si usa contro l’artrite, ad esempio. Per le case farmaceutiche è un’ottima occasione: si potrebbe aprire un mercato per farmaci già sviluppati, senza nuovi investimenti in ricerca e sviluppo.

Per fare chiarezza e razionalizzare le risorse si è mossa anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità. L’Oms ha convocato un forum globale di esperti provenienti dalla ricerca e dall’industria per individuare i farmaci più promettenti. Un rapporto appena pubblicato riassume i risultati della discussione. Secondo gli esperti Oms è opportuno sperimentare subito due farmaci antivirali. Il primo si chiama “remdesivir” e in origine è stato sviluppato contro il virus Ebola, prima che altri due farmaci si rivelassero più efficaci. “Riciclarlo” contro il Covid-19 sarebbe un ottimo affare per la produttrice Gilead. L’altro farmaco è un mix di due antivirali “lopinavir/ritonavir”, efficaci contro l’Hiv.

Il remdesivir è già stato somministrato anche in Italia solo come «terapia compassionevole», cioè da usare in mancanza di altre soluzioni. Proprio ieri l’Aifa ha annunciato che l’Italia farà parte dei paesi, insieme a Corea del Sud e Stati Uniti, su cui verrà svolto un trial clinico ufficiale per verificare l’efficacia del remdesivir in modo controllato e, in caso positivo, inserirlo tra i farmaci da utilizzare contro il coronavirus. Il trial controllati però richiedono tempo per reclutare un numero di pazienti sufficiente a dimostrare su base statistica l’efficacia di un farmaco, e i risultati arriveranno solo nel prossimo maggio. Altri trial clinici sono in corso in ospedali cinesi. Anche gli antivirali attivi contro l’Hiv sono usati in Italia e oggetto di studi controllati in Cina.

Ma ci sono anche altri farmaci in corso di verifica. Uno dei più popolari è l’interferone, un antivirale noto sin dagli anni ottanta e usato nel trattamento di tantissime malattie, dall’epatite alla sclerosi multipla. Nei giorni scorsi le offerte di dosi di interferone al governo italiano sono arrivate persino dall’isola di Cuba, dato che è uno dei farmaci prodotti direttamente dall’industria farmaceutica cubana.
La disponibilità dei farmaci per ora non è un problema, dicono all’Aifa. Le aziende che producono i farmaci da sperimentare li mettono a disposizione gratuitamente perché arrivare prima possibile all’approvazione dei farmaci è il loro vero obiettivo. Se le dosi necessarie però dovessero aumentare ancora in tempi brevi, la disponibilità di Big Pharma sarà da verificare.