Intrecciando abilmente conti autobiografici dei propri ultimi anni e un verosimile racconto dei primi anni del cristianesimo, Emmanuel Carrère ha scritto un sapido libro: Il Regno (Adelphi, 2015).
Ricco di notazioni intelligenti sui vangeli come opere letterarie. E su Luca e Giovanni come scrittori. E Paolo organizzatore-teologo. E Giacomo, «diventato, sulla base di un puro principio ereditario, uno dei grandi personaggi della Chiesa delle origini». E Maria Maddalena, «la prima a parlare della resurrezione di Gesù, e forse, in questo senso, quella che ha inventato il cristianesimo». E altri ancora. Grazie.
Naturalmente Carrère parla anche di Gesù, in maniera inverosimile però – in quanto non distingue Gesù di Nazareth, la figura storica, da Gesù il Cristo, la figura mitologica (costruita proprio da Luca e Giovanni e Paolo eccetera): «Non si saprà mai chi era veramente Gesù né che cosa veramente abbia detto», dal momento che lo conosciamo attraverso «intermediari, che hanno ricoperto le sue parole di spessi strati di leggenda e di teologia».
Limitazione effettiva solo in parte – come per i presocratici, e Socrate stesso. La ragione cruciale della sua fuorviante rappresentazione sta nell’idea di Gesù come Misterioso Autore del Regno come Mondo all’Incontrario. «Gesù diceva: Non abbiate bambini. Lasciateli venire a voi, fatevi ispirare dalla loro innocenza, ma non abbiatene. Amate tutti i bambini in generale, non un bambino in particolare. E perfino voi, soprattutto voi, non amate voi stessi. È umano volere il proprio bene, voi non dovete volerlo. Diffidate di tutto ciò che è normale e naturale desiderare: famiglia, ricchezza, stima da parte degli altri, rispetto di sé. Preferite l’afflizione, la disperazione, la solitudine, l’umiliazione. Considerate cattivo tutto ciò che la gente giudica buono, e viceversa».
Così facendo Carrère riduce il progetto di Gesù a quello della trasvalutazione di tutti i valori. Come fosse un Nietzsche ante litteram, o un Gran Bastian Contrario. Ma l’idea del Regno (come ho mostrato nel Vangelo laico secondo Feliciano) non è fondata sull’opposizione, bensì sulla costruzione – di una nuova unità tra teoria e pratica, tra privato e pubblico. Questa costruzione di una nuova unità intellettuale e morale è fuori della portata dei fedeli e degli scettici. E Carrère oscilla, così nella vita come nel libro, tra queste due posizioni reciprocamente esclusive.
Il Regno, per il Gesù immaginato dai cristiani, Gesù il Cristo «Figlio di Dio», è il «Regno dei Cieli», l’Altro Mondo. Invece, per Gesù di Nazaret, che si autodefiniva ’figlio dell’uomo’, il Regno è la vita umana piena e completa qui e ora, come egli stesso mostra con le sue azioni (quelle effettivamente compiute) e dice con le sue parole (quelle effettivamente dette), e lo è nella misura in cui unifichiamo io e noi («Siate perfetti come è perfetto il Padre celeste»), teoria e pratica («Perché mi chiamate Maestro e non fate quello che dico?») «Il Regno non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: Eccolo qui, o: eccolo là. Perché il Regno è in mezzo a voi!»
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