Girarci intorno non serve. Le espulsioni di decine di famiglie palestinesi, centinaia di persone, dalle loro case a Gerusalemme Est, nei quartieri Silwan e a Sheikh Jarrah, per far posto a coloni ed estremisti della destra religiosa israeliana, rischiano nei prossimi giorni di innescare una nuova e più pericolosa escalation. Ieri, mentre dimostranti e la polizia si affrontavano davanti al tribunale distrettuale di Gerusalemme, i giudici israeliani ha tenuto un’udienza sui ricorsi presentati a nome di sette famiglie palestinesi del rione di Batan al Hawa (Silwan) che si sono viste consegnare ordini di sfratto. Al termine dell’udienza hanno comunicato che la sentenza arriverà presto ma nel frattempo dovranno aspettare che la Corte Suprema si pronunci prima su due ricorsi in casi simili riguardanti lo sgombero di palestinesi dalle loro case sempre a Silwan e a Sheikh Jarrah. «(I giudici) Fanno fatica a decidere perché qui la legge c’entra poco, questa è una questione politica, è un atto di pulizia etnica», ha commentato il deputato arabo israeliano Ahmad Tibi (Lista unita) che assieme al suo collega e a una quindicina di rappresentanti diplomatici era presente all’udienza.

Come a Sheikh Jarrah, le famiglie di Batan al Hawa e altre zone di Silwan vivono su terreni che erano di proprietà di ebrei prima della fondazione di Israele nel 1948. Da circa due decenni la terra è di proprietà di una sorta di fondazione controllata da Ateret Cohanim, un gruppo religioso di estrema destra impegnato ad insediare nella zona araba di Gerusalemme, in tutti i modi possibili, coloni ebrei sfrattando famiglie palestinesi. E come per Sheikh Jarrah anche a Silwan un israeliano può reclamare proprietà ebraiche nella zona araba prima del 1948 ma i palestinesi non possono fare altrettanto per i loro terreni e case nella zona ebraica della città e nel resto di Israele. A Silwan sono 700 le persone che rischiano di perdere le loro abitazioni e tra di esse ci sono numerosi minori.

Si avvicina rapidamente anche la sentenza per le famiglie di Sheikh Jarrah dove da mesi si ripetono le proteste dei palestinesi e degli attivisti ebrei contro l’occupazione. I giudici israeliani hanno chiesto al procuratore generale Avichai Mendelblit di presentare un parere legale entro le prossime due settimane (8 giugno) sugli sfratti a Sheikh Jarrah mentre aumentano le pressioni dei partiti di destra e della Nahalat Shimon, la società che ha acquisito gli interessi delle famiglie ebree che vivevano nel quartiere prima della fondazione di Israele nel 1948. A inizio maggio, di fronte alla protesta crescente dei palestinesi, è stato chiesto alla Corte Suprema di ritardare la sua decisione fino a quando Mendelblit non avrà deciso la sua posizione. Se dovesse arrivare, come prevedono molti, una decisione sfavorevole alle famiglie palestinesi – la legge israeliana è chiara – la vicenda non potrà non incendiare Sheikh Jarrah e scatenare reazioni imprevedibili.