Un buon segno: l’Europa è al centro delle tradizionali mobilitazioni del primo maggio della confederazione unitaria sindacale tedesca (Dgb). «Bassi tassi di crescita, alta disoccupazione, in particolare fra i giovani, e una crescente povertà: le conseguenze della rigorosa politica di austerità sono catastrofiche», afferma senza mezzi termini l’organizzazione che raccoglie le otto federazioni di categoria, per un totale di oltre 6 milioni di iscritti. Contro le politiche anticrisi di stampo neoliberale, la ricetta della Dgb è presto detta: un massiccio piano di investimenti per il rilancio dell’economia del Vecchio continente e la conseguente creazione di nuovi posti di lavoro, da finanziare anche attraverso la tassazione delle grandi ricchezze.

Le rivendicazioni del sindacato tedesco non sono nuove: risale al dicembre 2012 la proposta di un «piano Marshall» per l’Europa che preveda la spesa di 260 miliardi l’anno, indirizzata in particolare alla riconversione ecologica della produzione. Un’idea fatta propria dalla confederazione dei sindacati europei (Ces), che un mese fa sfilò per le strade di Bruxelles. Le risorse – pari al 2% del Pil europeo – andrebbero ottenute non solo con la leva fiscale, ma anche con l’emissione di titoli di debito pubblico europeo, qualcosa di simile a quegli Eurobond che alle orecchie di Angela Merkel suonano come una bestemmia. Nonostante l’ostinato diniego della cancelliera, la Dgb non demorde, e invita i lavoratori tedeschi a votare il 25 maggio «per l’Europa sociale».

La manifestazione principale di oggi si tiene a Brema, dove prende la parola per il suo ultimo comizio da segretario generale Michael Sommer. Il passaggio di consegne con il successore designato Reiner Hoffmann (socialdemocratico come il leader uscente) avviene all’insegna della continuità: da quando la Spd è nella grosse Koalition di governo, il rapporto con l’esecutivo è migliorato, e non si prevedono cambiamenti. Non c’è opposizione dura, ma nemmeno piatto collateralismo: sull’introduzione del salario minimo legale di 8,50 euro all’ora, ad esempio, il sindacato lamenta che il progetto di legge governativo preveda troppe eccezioni. La misura, infatti, non si applicherebbe ai disoccupati di lungo corso e agli under 18: per la Dgb si tratta di «insopportabili discriminazioni». Sulla stessa linea è la Linke, che chiede anche che il salario minimo sia elevato a 10 euro.

Sono previsti cortei e comizi in tutto il Paese. Insieme ai sindacati sfileranno anche i militanti della Spd e della Linke: per il principale partito di opposizione, l’odierno primo maggio dev’essere un «giorno di lotta europeo». In alcune città (molte dell’Ovest, come Duisburg, Dortmund o Essen) sono annunciati anche i neonazisti della Npd e di altre formazioni della frastagliata galassia nera (o «bruna» come si dice in Germania), che rivendicano per sé l’identità di «anticapitalisti nazionali». Ovunque abbiano minacciato la loro presenza, i neonazi sanno di trovare ben più nutrite contro-manifestazioni alle quali prendono parte sindacati, associazioni, partiti e Autonomen delle case occupate. La mobilitazione preventiva degli scorsi giorni ha già sortito positivi effetti a Berlino, dove l’annunciata sfilata della Npd attraverso il quartiere multietnico di Neukolln è stata disdetta dagli stessi organizzatori.

Nella capitale ci sarà l’ormai tradizionale «Myfest» per le strade di Kreuzberg: stand, musica e incontri in un’autentica atmosfera di festa popolare.