Appoggio esterno all’esecutivo di minoranza guidato da Angela Merkel oppure Grande coalizione in versione «governo del presidente».

Sono le alternative imposte ieri dal capo dello Stato Frank-Walter Steinmeier al leader Spd Martin Schulz, convocato al castello di Bellevue per l’ultimo giorno delle consultazioni-bis. Ma anche e soprattutto le soluzioni immaginate dalla direzione socialdemocratica per uscire dall’attuale stallo istituzionale, ovvero dalla linea politica del segretario.

Scelte indigeste per Schulz, che ufficialmente continua a rifiutare ogni opzione diversa dal ritorno alle urne; quanto decisioni obbligate dalla disobbedienza montante nell’Spd, tutt’altro che monolitica. Emerge dal Bundestag la «Realpolitik» del deputato di Colonia Karl Lauterbach, infastidito dal «bazar» delle trattative Giamaica e pronto alla svolta: «Non abbiamo più molti punti in comune con la Cdu, ma se a breve non uscirà una soluzione dovremo rifare la Grande coalizione».

In parallelo si fa sentire la voce dei compagni dell’Est; il messaggio al leader Spd del portavoce dei deputati tedesco-orientali Stefan Zierke è inequivocabile: «Se vuoi attuare i progetti, allora devi governare».

Posizioni sempre meno isolate e ben presenti a Markus Engels, consigliere strategico di Schulz (ieri lo ha affiancato nel summit con il presidente federale) come nello staff diplomatico di Steinmeier, al lavoro per fargli cambiare idea anche grazie al gioco di sponda interno all’Spd.

Martedì sera Schulz ha ricevuto la telefonata del premier francese Emmanuel Macron con la promessa di appoggiare «le comuni riforme europee», ma il leader tedesco è sempre meno “capo”. Da ieri Schulz viene affiancato nelle trattative dal sindaco di Amburgo Olaf Scholz, non esattamente il suo più fedele alleato. In tandem dovranno a chiudere il cerchio della crisi, con Scholz impegnato soprattutto a frenare l’ipotesi di nuove elezioni.

Non un commissariamento per Schulz, due settimane prima del congresso Spd, ma una co-gestione obbligatoria di un passaggio vitale per la Bundesrepublik e il partito.Del resto, non solo simbolicamente, Schulz mercoledì ha dovuto celebrare proprio la Grosse Koalition in Bassa Sassonia, dove è appena stato rieletto il governatore Stephan Weil.

Ci sono volute alla fine solo due settimane di trattative con la Cdu per costruire la stessa geometria politica «consigliata» dal presidente della repubblica Steinmeier. Una maggioranza ultra-stabile nel Land (105 deputati su 137) che si riduce a soli 44 seggi in più al Bundestag ma garantisce comunque l’assetto più sicuro.

Ieri mattina, prima del faccia a faccia Schulz-Steinmeier, la direzione Spd ha fatto sapere di volere comunque aprire «una discussione sulla situazione emersa dall’incontro». All’ordine del giorno la «tolleranza» al monocolore dell’Union insieme alla possibilità di una riedizione dell’alleanza rosso-nera, magari in versione “light”.

«Responsabilità» è la parola d’ordine nell’Spd alla luce del rifiuto del presidente (e compagno di partito) Steinmeier di indire nuove elezioni prima di avere esplorato «tutte le alternative». Termine meraviglioso all’orecchio di Merkel, che ieri ha reso pubblica la sua speranza attraverso il capogruppo Cdu Volker Kauder: «Siamo disponibili a qualunque discussione con i socialdemocratici. Sarei felice se tornasse il vecchio governo».

Tuttavia, l’ultima parola spetterà agli iscritti Spd chiamati a ratificare l’appoggio esterno a Mutti, Grande coalizione-bis, o elezioni il 22 aprile 2018. Tutto indipendentemente dalla scelta “pilotata” da Steinmeier, che ha già perso la fiducia dei Verdi. «Ci attendevamo una sua maggiore imparzialità dopo il fallimento del negoziato con Cdu e Fdp».

In particolare punta l’indice contro il capo dello Stato il deputato dei Grünen Sven Giegold. «Mi piacerebbe vedere un presidente che sceglie parole ponderate e non chiede semplicemente ai partiti se vogliono o meno tornare al voto. Steinmeier mostri più indipendenza».

Difficile, vista la corrispondenza biunivoca con l’esito delle urne del 24 settembre riconfermata dai sondaggi attuali. Nessuna maggioranza diversa dalla Grande coalizione è possibile dopo l’uscita dei liberali e l’indisponibilità dei Verdi al governo di minoranza Merkel.