La Turingia è un Land della Germania centrale, già territorio della Ddr, fra i più piccoli e meno popolati (appena 2,1 milioni di abitanti), conosciuto soprattutto per essere stato la culla del classicismo di Goethe e Schiller. Potrebbe guadagnarsi spazio nei libri di storia se diventasse la prima regione tedesca ad avere un governatore della Linke, il partito che ha nel programma fondamentale l’obiettivo del «socialismo democratico». Sapremo se tale possibilità si sarà fatta più concreta questa sera, quando si conteranno le schede depositate oggi nelle urne e si vedrà se i partiti progressisti hanno i numeri per formare una coalizione di governo.

Germany Left Turn
I sondaggi della vigilia sono concordi: Linke, socialdemocratici della Spd e Verdi potrebbero farcela. Insieme avrebbero il 47,5% dei consensi, che tradotto in seggi significa maggioranza assoluta. La Linke, accreditata del 26%, sarebbe la prima forza dell’alleanza, e dunque titolata a esprimere il governatore, eletto non direttamente, ma dal parlamento regionale. Gli ostacoli da superare sono due: la debolezza degli ecologisti, che rischiano di non superare lo sbarramento del 5%, e l’incertezza sulla linea della Spd. Il partito del vicecancelliere Sigmar Gabriel (al 16% per i sondaggi) si è tenuto «le mani libere»: ha aperto all’ipotesi di un esecutivo a guida Linke, ma non ha escluso di continuare nella «grande coalizione» con i democristiani della Cdu.

Attualmente l’assetto di governo in Turingia è uguale a quello nazionale: Cdu primo partito con una leadership forte – una donna anche in questo caso, Christine Lieberknecht (nella foto con il candidato della Linke Bodo Ramelow) – e la Spd nel ruolo di socio minore. I socialdemocratici sanno che, comunque andrà, resteranno al governo della regione: sono l’ago della bilancia. Sulla loro scelta finale peseranno sia dinamiche locali, sia l’indicazione che arriverà da Berlino: il via libera a un’intesa con la Linke significherebbe rendere meno utopistica la prospettiva di un governo federale progressista dal 2017, anno delle prossime politiche. Più a breve termine, l’alleanza a sinistra nel piccolo Land suonerebbe come un avvertimento della Spd alla cancelliera Angela Merkel: la grosse Koalition non ce l’ha ordinata il medico.

Per la Linke il voto di oggi ha ovviamente un rilievo enorme: assumere la guida di un esecutivo regionale vorrebbe dire la definitiva «normalizzazione» della sua presenza nel panorama politico della Repubblica federale, a dispetto del residuale e patetico «anticomunismo di stato» venticinque anni dopo la caduta del Muro. A tutt’oggi in Baviera un iscritto alla Linke non può lavorare nella pubblica amministrazione, e fino a pochi mesi fa il servizio segreto civile interno spiava tutti i principali dirigenti del partito. Compreso Bodo Ramelow, il 58enne ex sindacalista che potrebbe diventare governatore della Turingia.

Chiamati a votare oggi sono anche gli elettori del Brandeburgo (2,4 milioni di abitanti, altra regione della ex-Ddr), ma l’interesse di media e mondo politico è molto minore. Il Land che circonda Berlino è dalla riunificazione saldamente nelle mani della Spd (al 32% per i sondaggi), che negli scorsi 5 anni ha governato con la Linke (data al 21%). Il bilancio è positivo e, salvo sorprese, tutto continuerà come prima: il governatore uscente Dietmar Woidke ha lasciato chiaramente intendere che non vuole rompere l’intesa a sinistra.

In entrambi i parlamenti regionali da stasera entrerà quasi certamente Alternative für Deutschland, il nuovo partito anti-euro a tinte liberiste e conservatrici, mentre ne resteranno fuori i liberali della Fdp, che appaiono ormai in via di estinzione. Lo stesso accadde due settimane fa in Sassonia, dove sono ora in pieno svolgimento le trattative per formare la nuova coalizione: la Cdu deve scegliere se preferire i socialdemocratici o i Verdi. Se il partito di Merkel optasse per i Grünen, la Sassonia diventerebbe il secondo Land dopo l’Assia a essere governato da quel genere di alleanza, indigesta a non pochi elettori ecologisti, ma purtroppo molto gradita a una parte dello stato maggiore.