Varare la legge che imponga il divieto di abitare nelle zone a rischio; mettere in sicurezza la rete dei piccoli corsi d’acqua, anziché concentrarsi solo sulla ricostruzione degli argini dei fiumi esondati; e stanziare subito almeno un miliardo di euro per la protezione immediata da eventi che non sono straordinari ma rappresentano la normalità climatica, come ormai ammette perfino il ministro dell’Interno, Horst Seehofer.
Olaf Bandt, presidente dell’associazione ambientalista «Bund», ha le idee chiare sulla strategia di contrasto a breve termine di disastri come la tempesta «Bernd» che ha appena distrutto il Nordreno-Vestfalia e la Renania-Palatinato.

«Quando sarà sceso il livello dell’acqua e saranno stati riparati i danni più gravi, la difesa dalle inondazioni deve diventare il centro dell’attenzione politica. Finora, invece, è stata ampiamente trascurata. In queste ore il “turismo del disastro” dei leader in campagna elettorale è focalizzato solo sulle tecniche per contenere temporaneamente il problema. Ma le terrificanti immagini trasmesse dai media indicano che la soluzione è una sola: classificare le pianure alluvionali come tali e non permettere più che siano utilizzate per scopi residenziali, economici o per costruire nuove strade».

Il riferimento di «Bund» corre alle decine di visite istituzionali nelle aree alluvionate: dal presidente della Repubblica, Frank-Walter Steinmeier, fino alla ministra dell’Agricoltura, Julia Klöckner (Cdu), che ieri rilasciava interviste dal sedile posteriore della sua auto blu.
«Proprio l’agricoltura, per prima, deve essere abbandonata nelle pianure alluvionali per migliorare la ritenzione d’acqua del suolo, mentre bisogna ripristinare subito le torbiere e le zone umide» sottolinea, non a caso, Olaf Bandt. In altre parole, invece delle passerelle del giorno dopo «i politici dovrebbero spiegare ai cittadini come si comporta un corso d’acqua per convincerli a condividere misure drastiche. Insieme alle parole, però, serve che il governo metta mano al portafoglio, stanziando subito almeno un miliardo di euro per la messa in sicurezza delle aree a rischio».

Del resto il momentum in Germania sembra essere quello giusto, come rileva Karsten Smid, climatologo di Greenpeace: ieri ha definito ciò che i media si ostinano a rubricare come «l’alluvione del secolo» l’equivalente dell’«effetto Fukushima per le energie fossili». Ci sono voluti oltre 140 morti e migliaia di dispersi per risvegliare nei tedeschi la stessa consapevolezza che nel 2011 impose alla cancelliera Angela Merkel l’uscita immediata dal nucleare.

Ma in Germania è anche – sempre più – l’ora del giudizio per Armin Laschet, governatore del Nordreno-Vestfalia, segretario della Cdu e candidato cancelliere dell’Union. Ieri è incappato nell’ennesima figura come minimo imbarazzante: inquadrato dalle telecamere alle spalle del presidente Steinmeier nel comune più devastato del Land, si è fatto beccare mentre sghignazzava con i collaboratori. «Laschet ride mentre il suo Stato piange» è il devastante titolo della «Bild», fino a ieri uno degli organi di riferimento del premier renano.

Tutto mentre nonostante l’enorme sforzo tecnico le autorità non riescono ancora a mettere in sicurezza le costruzioni a rischio crollo, a partire dalla diga di Steinbach vicino a Euskirchen (Colonia): ieri i vigili del fuoco hanno continuato per tutto il giorno a pompare l’acqua fuori dal bacino che però è talmente «instabile» che nessuno nega l’eventualità «tutt’altro che remota» che la diga possa crollare da un momento all’altro. Colpa dello svuotamento più lungo e complesso del previsto: sebbene l’operazione proceda al ritmo di 6 metri cubi d’acqua al secondo, non sarà completata prima delle 15 di oggi. Per precauzione il ministero dell’Interno del Land ha evacuato tutti i residenti dei comuni di Swisttal e Rheinbach che si trovano proprio sotto alla diga. Sempre entro questa sera dovrebbero terminare anche la ricerca degli oltre 1.300 dispersi: molti sono stati individuati ieri pomeriggio ma gran parte resta irrintracciabile a causa dell’interruzione delle linee telefoniche, impossibile da ripristinare in tempi brevi. Mentre non si smette di cercare le vittime che finora non è stato materialmente possibile recuperare né con i gommoni né con gli elicotteri.

In parallelo i carri-ponte «Leopard» della Bundeswehr procedono con il recupero delle auto schiacciate dal crollo della statale 265 a Erftstadt, nella Renania Settentrionale. Per adesso non sono stati trovati corpi intrappolati, contrariamente a quanto temeva ieri la portavoce del distretto di Rhine-Erft. Nel vicino comune di Blessem, invece, l’emergenza è ancora al massimo livello dopo il crollo di tre condomini e di un’ala dello storico castello.