Paradossalmente è un falco come Horst Seehofer l’uomo che potrebbe aver sbloccato la situazione delle due navi delle ong SeaWatch e Sea Eye cariche di migranti e ferme da 18 giorni nel Mediterraneo. Il ministro degli Interni tedesco, che in passato non ha esitato a minacciare una crisi di governo se la cancelliera Merkel non avesse chiuso le frontiere della Germania ai migranti, ieri ha annunciato la disponibilità di Berlino ad accogliere una quota più consistente delle persone tratte in salvo dalle ong SeaWatch e Sea Eye. Fino a 50, lo stesso numero di migranti che prenderebbe anche la Francia mentre Lussemburgo e Olanda ne accoglierebbero 6 ciascuno e il Portogallo 10. Nessuna cifra per quanto riguarda l’Italia, vista l’altalena di dichiarazioni che da giorni divide premier e vicepremier grillino dal ministro egli Interni Salvini. Ieri sera Conte, parlando in televisione, ha ribadito la disponibilità dell’Italia ad accogliere «donne e pochi bambini». «Se marchiamo bene il senso dell’eccezionalità di un intervento di questo tipo, no credo che la linea del governo possa essere tacciata di incoerenza» ha spiegato il premier, che a un certo punto è sembrato quasi sfidare Salvini: «Non vuole gli sbarchi? Vorrà dire che andrò a prenderli in aereo e li riporterò».

L’impressione è che dopo più di due settimane di stallo la situazione potrebbe davvero essere giunta a una punto di svolta. Resta ancora da sciogliere il nodo di Malta. Fino a ieri sera le autorità dell’isola hanno insistito nel ricordare come l’eventuale via libera alle navi per lo sbarco dei migranti è subordinato alla condivisione in Europa dei 249 che già si trovano sull’isola e che La Valletta chiede di far rientrare nel piano di divisione tra gli Stati «volenterosi». Anche per questo Berlino e Parigi hanno accettato di accogliere un numero maggiore di migranti rispetto a quanto pensato inizialmente. Il totale tra tutti i Paesi disponibili è comunque insufficiente a soddisfare le richieste maltesi. Così a Bruxelles si starebbe pensando di utilizzare i funzionari dell’Easo, l’Ufficio europeo per il sostegno all’asilo che ha sede a La Valletta, per procedere alla divisione soltanto di coloro che hanno diritto alla protezione internazionale, assicurando a Malta un aiuto nel rimpatriare in maniera veloce tutti gli altri. Una risposta probabilmente definitiva è attesa per oggi dal commissario Ue all’Immigrazione Dimitris Avramopoulos. «Stiamo sollecitando Malta perché li faccia sbarcare: c’è un limite a ogni politica di rigore», ha detto sempre ieri Conte con una riflessione buona soprattutto per il governo che guida. Non a caso la timida apertura fatta dal premier è stata subito bloccata dal solito Salvini: «Non ci saranno ulteriori strappi alle regole, né per uno né per cento», ha scritto su Facebook il titolare del Viminale.

Rispetto ai giorni scorsi la situazione a bordo delle navi delle due ong tedesche è leggermente migliorata. Chi in passato aveva rifiutato di mangiare a ricominciato ad alimentarsi, mentre ieri una barca organizzata da SeaWatch insieme alla ong Lifeline ha potuto rifornire anche la nave di Sea Eye, la Professor Albrecht Penk a bordo della quale lunedì avevano cominciato a razionare anche l’acqua. Equipaggio e soprattutto migranti hanno potuto così ricevere viveri e carburante, ma anche scarpe e vestiti. «Le persone si stanno lentamente riprendendo ma restano e conseguenze per le lesioni fisiche e i traumi psicologici per le violenze subite in Libia», spiega Nicole Grimske, il medico di bordo. «Alcuni migranti hanno ancora le ustioni provocate dall’essere stati a contatto con l’acqua di mare e il carburante durante il viaggio in barcone».

Nelle prossime ore è atteso un peggioramento delle condizioni meteorologiche, con forti venti e mare mosso. «Queste persone vedono la costa e non sanno quando potranno arrivarci – prosegue il medico – Hanno bisogno di essere sbarcati il prima possibile».