Come previsto, l’Unione democristiana (Cdu/Csu) di Angela Merkel si conferma primo partito (35,3%), seguita dai socialdemocratici della Spd (27,2%). Il distacco fra le due forze, tuttavia, è inferiore alle attese: buona notizia per il partito di Martin Schulz, che può considerarsi vincitore morale della giornata elettorale.
Insieme a lui, a cantar vittoria sono gli euroscettici di Alternative fuer Deutschland (AfD), con un 7% che fa di loro i nuovi protagonisti di primo piano della scena politica tedesca. Di fatto, hanno sostituito i liberali della Fdp, crollati al 3,4% e ormai in un declino che sembra irreversibile. Il successo della AfD si spiega con la scadente performance della Csu, l’ala bavarese dell’Unione democristiana: quella più di destra, ma, evidentemente, non di destra a sufficienza da «tenere» l’elettorato ultraconservatore migrato verso gli euroscettici.

Risultato a due cifre per i Verdi (10,7%), che possono considerarsi soddisfatti per avere invertito la tendenza rispetto alle politiche di settembre. In confronto con le europee di 5 anni fa, però, gli ecologisti calano di un punto e mezzo. Mantiene inalterato il proprio consenso la Linke, che nel voto per il parlamento di Strasburgo non dà mai il meglio di sé: conferma un 7,5% che, per i suoi dirigenti, ha il sapore di una vittoria, perchè significa che non ha perso voti nè a favore della Spd nè degli euroscettici.
Non essendoci più lo sbarramento, dopo una sentenza della Corte costituzionale, entrano nell’Eurocamera, con un deputato ciascuna, anche formazioni minori: liste locali, i Piraten, ma anche i neonazisti della Npd.