Sulla geotermia, alla fine la Regione Toscana è stata costretta a fare un passo indietro e annunciare una nuova legge che, come da comunicato ufficiale, «ha l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale e paesaggistico di nuove centrali per la produzione di energia». Una decisione ancora da verificare «sul campo», ma che è l’effetto diretto di tutta una serie di novità sfavorevoli ai grandi player del settore e allo stesso ente locale. A partire da una presa di posizione dell’Europarlamento, che nei giorni scorsi ha approvato un emendamento per la geotermia «pulita», contro gli impianti e le tecnologie più invasive e inquinanti.
L’EMENDAMENTO, presentato dal gruppo europeo del M5S e subito appoggiato dalla Sinistra europea, è passato nonostante il voto contrario di Forza Italia, Lega, e perfino di 17 eurodeputati Pd interni al Pse. La presa d’atto che la geotermia «è fonte di energia non sempre rinnovabile, né pulita» ha naturalmente dato nuovo impulso al fronte sempre più vasto dei critici. Allarmati e in continua mobilitazione, ormai da anni, di fronte all’aumento esponenziale dello sviluppo dello sfruttamento geotermico.

IN TOSCANA ad esempio sono stati rilasciati numerosi permessi di ricerca geotermica, e di costruzione di centrali pilota, in un territorio che dallo storico insediamento dell’alta Val di Cecina (Pomarance, Larderello e Castelnuovo Val di Cecina) si è allargato a dismisura, e che oggi va dal Monte Amiata alla Maremma, passando per le Colline dell’Albegna. Da Arcidosso a Castel del Piano, fino ad arrivare a Civitella Paganico, Manciano, Sorano, Roccalbegna, Orbetello, Scansano e Magliano, sono decine e decine i comuni che si sono trovati coinvolti nella «caccia alla geotermia» da parte di aziende private. Spinte a fare ricerche con la liberalizzazione del settore nel 2010, e grazie a una pioggia di incentivi pubblici.

LA RISPOSTA non si è fatta attendere. Dapprima con la creazione di un fronte ambientalista diffuso – la Rete NoGesi – e poi con un lavoro capillare di sensibilizzazione dei residenti. Risultato: nella definizione del Piano ambientale ed energetico toscano, al novembre scorso ben 51 amministrazioni comunali su 274 avevano fatto domanda alla Regione per chiedere di essere definiti «aree non idonee» all’installazione di impianti geotermici. I 51 comuni ribelli, il 20% dei municipi toscani, sono stati obbligati ad agire, nei fatti, a causa delle proteste sempre più diffuse dei cittadini e i dei loro comitati, che chiedono una vera moratoria sulla geotermia speculativa, e l’apertura di una discussione approfondita sulla geotermia toscana. Anche nelle aule dei tribunali se ne discute. Una denuncia di Sos Geotermia, sulla gestione delle centrali di geotermia Bagnore 3 e 4 a Santa Fiora sull’Amiata, ha portato la procura di Grosseto a indagare Massimo Montemaggi, amministratore di Enel Green Power, e Paolo Orsucci. Alla fine di gennaio il giudice per le indagini preliminari ha ammesso l’incidente probatorio sulle emissioni delle due centrali geotermiche: in discussione la conformità o meno alla normativa di settore delle emissioni relative all’ammoniaca e al mercurio, e l’adozione di Enel delle migliori tecnologie disponibili per contenere l’attività inquinante.

SODDISFATTI dell’ordinanza del gip il Forum ambientalista di Grosseto e la Rete NoGesi: «L’indagine è partita sulla base di una documentazione, pubblicata su riviste scientifiche, del professor Riccardo Basosi dell’università di Siena, del dottor Bravi, e sugli studi del Dipartimento di ingegneria industriale dell’università di Firenze. Il nuovo impianto di Bagnore non rispetta i limiti previsti dalla stessa Regione Toscana, dato che la tecnologia utilizzata non è quanto di più tecnologicamente avanzato disponibile oggi, ma probabilmente solo la scelta più conveniente dal punto di vista economico-finanziario». In parallelo, ancora la Rete NoGesi insieme al comitato «Scansano Sos Geotermia» hanno chiesto ufficialmente alla Regione Toscana di sospendere tutte le procedure autorizzative sui permessi di ricerca geotermica, almeno fino a quando non sarà conclusa la mappatura delle «aree non idonee» a potenziali trivellazioni e realizzazioni di impianti geotermici. In aggiunta c’è la richiesta di dare piena attuazione di quanto prescritto dal decreto legislativo 152/2006 in materia di mappatura e protezione delle falde acquifere.

«ABBIAMO dimostrato con evidenza scientifica – spiegano Rete NoGesi e comitato Scansano Sos Geotermia – quale sia stato l’impatto ambientale, sanitario ed economico che la geotermia ha già avuto in un territorio particolare come quello dell’Amiata, il cui sottosuolo, di origine vulcanica e ricco di giacimenti e miniere, è ad altissimo rischio di inquinamento. Ora il pericolo non va esportato in Maremma».