Da 3 giorni la piazza davanti al parlamento georgiano è occupata permanentemente con tende e gazebo da decine di migliaia di persone che chiedono a gran voce “uguaglianza”. Il momento è esploso all’improvviso dopo che il 1 giugno il tribunale di Tblisi aveva condannato 2 studenti a 9 e 10 anni per l’omicidio con 12 coltellate del sedicenne David Salaridze, a seguito di incidenti tra gruppi di giovani di diverse scuole nel dicembre del 2017.

A dare il via alla mobilitazione il padre di David, Zaza Saralidze, secondo il quale in realtà i veri colpevoli sarebbero stati coperti dal governo e dalla procura perché i padri sono alti papaveri dell’elité della capitale. Il movimento si è esteso a macchia d’olio in tutte le città dello Stato caucasico: a migliaia protestano a Akhaltsikhe, Borjomi, Kutaisi, e Zugdidi chiedendo le dimissioni del primo ministro Giorgi Kvirikashvili e di tutto il suo governo. Anche le promesse di alcuni deputati d’opposizione di istituire una commissione d’inchiesta e le stesse dimissioni del procuratore Irakli Shotadze che aveva istituito il processo non sono riusciti a riportare la calma e si preannuncia un lungo braccio di ferro tra dimostranti e istituzioni.

La velocità con cui si è esteso il movimento mettono in evidenza le forti tensioni che attraversano la società georgiana. E non solo perché la corruzione e la protervia della polizia sono sperimentate quotidianamente dai comuni cittadini georgiani. Il paese, infatti, da tempo è sprofondato in una crisi economica che colpisce soprattutto i giovani. Oltre il 50% dei georgiani fino ai 25 anni è disoccupato e il 70% di questi giovani non ha mai trovato un lavoro o ha svolto brevi esperienze di lavoro nero.

Che i giovani siano particolarmente reattivi socialmente è dimostrato da quanto avvenuto la notte del 12 maggio nella capitale georgiana. Dopo che alcune persone erano state arrestate in una discoteca in quanto presunti spacciatori di droga, a seguito di un tam tam a colpi di whattsup scendevano in strada migliaia di giovani che si scontravano per ore con la polizia. Il giorno dopo, sulla piazza del parlamento si erano poi radunate decine di migliaia di persone che chiedevano la fine delle violenze e degli arbitri della polizia e una nuova legislazione dei diritti umani nel Paese. La protesta continuata per 3 giorni e notti, si trasformò in una sorta di happening libertario che la notte prendeva le fattezze del rave party, fino alla liberazione dei 70 dimostranti arrestati dalla polizia nella prima notte di scontri.

Alla testa di questo variegato movimento il partito “Girchi” che ricorda in qualche misura il partito radicale italiano (e che si è fatto promotore della bizzarra proposta di introduzione ufficiale di una criptoovaluta nel Paese) ma soprattutto il movimento “Rumore Bianco” una fitta rete orizzontale di associazioni e di gruppi informali che si batte per la difesa dei diritti civili, per la liberalizzazione della cannabis e i diritti delle persone lgbt.