Tramonto dell’ideologia. Eclisse del calcio parlato. Canicola. Depressione nazionale. Costarica batte Italia 1-0 ma non tutto è perduto. Ora basterà pareggiare con l’Uruguay, ci rassicurano i commentatori della televisione. Si vedrà.

Tu puoi teorizzare che se sei bravo a tenere la palla – bravo è poco: nel genere hai il dio del palleggio, il professor Pirlo in persona e il suo discepolo Verratti incredibilmente escluso dalla partita (qui il primo errore di Prandelli?) – allora i tuoi avversari dovranno correrti dietro, molto. Di conseguenza si stancheranno, sotto il sole giaguaro. Qualcosa accadrà.
Puoi anche teorizzare il gioco flessibile, il cambio di modulo in corso di partita, passare dal 4-1-4-1 al 4-2-3-1, al 4-2-4 e da qui rivedere se necessario tutte le combinazioni possibili della storia del pallone. Qualcosa accadrà.

I tuoi avversari nel frattempo difenderanno per tutta la partita con una linea di difesa a 5, meravigliosamente inchiodati dentro una stecca di biliardino, pronti a metterti in fuorigioco, a rubare palla e a ripartire.

E allora sono cavoli. La partita dura un quarto d’ora in tutto. Due volte Pirlo buca la linea di difesa del Costarica con due deliziosi pallonetti, due volte Balotelli manca il gol al 31’ e al 32’. La successiva guerra silenziosa del nostro attaccante con se stesso si diffonde come un vortice negativo dentro il campo e da qui verso tutti i televisori d’Italia. Dall’altra parte del campo al 41’ Chiellini abbatte la punta avversaria Campbell in area. Niente rigore, ma breve sbandamento teorico sull’effettiva utilità del soldataccio Chiellini al posto dello spelacchiato Paletta (altro difensore lasciato in panchina, ieri). Per il Costarica, intanto, cross di geometrica potenza e gol di testa al 43’ del primo tempo. Bello il cross, bello il colpo di testa di Ruiz, rivedibili i due difensori: ancora Chiellini e Abate.

Peggio di tutto è quel che accade nel secondo tempo, quando la partita gli azzurri sono costretti a giocarla in campo aperto. Allora la disciplina tattica del Costarica ha la meglio. Tre sostituzioni e tre cambi di modulo non partoriscono un salvatore della Patria, nemmeno un eroe di giornata. Cassano rileva Thiago Motta oggetto misterioso, ma appare stanco e lunatico ancor prima di cominciare. La coppia di ali Lorenzo Insigne e Alessio Cerci (plurigoleador in campionato) vanno a sbattere contro la difesa biliardino del Costarica.

Faceva molto caldo. Evaporato in breve il filo di ottimismo – renziano, si può dire? – e un certo indubbio stile esibito fin qui dai nostri (lingua di fuori, mani sulle ginocchia). Molto fuori dal campo, un po’ in campo con l’Inghilterra – che però come si è visto, sta peggio di noi nel confronto coi fantasmi della propria storia. Aspettiamo l’Uruguay, che ieri ha ritrovato il suo centravanti talismano Luis Suarez. Noi no.