Il Pd deve essere «più italiano». Lo ha sostenuto ieri il presidente del partito, Paolo Gentiloni. Spiegandosi così: «Una sinistra che si batte contro i nazionalismi e i sovranismi non è una sinistra cosmopolita che nega la propria identità nazionale».

L’ex presidente del Consiglio è intervenuto come ospite d’onore a «Fianco a fianco», la tre giorni di dibattiti organizzata a Marzabotto dalla corrente di Maurizio Martina. Spiegando che l’ambizione del Pd deve essere quella di proporsi come alternativa alla Lega. Non basta sfidare il Movimento 5 Stelle per il ruolo di secondo partito, «dobbiamo porci obiettivi più ambiziosi come contendere alla Lega il ruolo di prima forza in Italia». Notando una certa perplessità in sala, Gentiloni ha avvertito di aver ricevuto reazioni simili anche prima del successo delle primarie e dell’elezione di Nicola Zingaretti: «Vedo lo stesso scetticismo di quando in autunno dicevo che il Pd era ancora vivo». Secondo Gentiloni, le premesse per una sfida diretta alla Lega ci sono tutte: «O stai dalla parte di Salvini o stai dalla parte del Pd, la differenza salta agli occhi».

Ma, a proposito di differenze, oltre a proporre una versione «più ambientalista» del partito, per «rispondere a un bisogno di sicurezza e di difesa dei posti di lavoro», il Pd, secondo il suo presidente, dovrebbe credere di più nel tricolore italiano. Altro che internazionalismo, Salvini andrebbe così sfidato anche sul terreno del patriottismo. «Se coltiviamo l’idea di una sinistra senza radici – ha detto infatti Paolo Gentiloni – in cui si parla inglese, si gira per il mondo e nessuno ha un luogo al quale appartiene e una cultura in cui riconoscerci, stiamo coltivando l’idea di una sinistra che perde». Do you understand?