Sarà che per il popolo delle sinistre (residue) piazza Santi Apostoli resta la piazza dell’Ulivo, ieri a un certo punto si è diffusa la voce che anche Romano Prodi sarebbe arrivato oggi a Roma al debutto di piazza del «fronte repubblicano» (ore 17).

Il professore in realtà non ci sarà. Ci sarà invece di sicuro il primo segretario del Pd Walter Veltroni. Persino Paolo Gentiloni sarebbe tentato di esserci, nel suo probabile primo giorno da ex presidente del consiglio.

Il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti ha twittato un’adesione più che entusiasta: «Per difendere l’Italia e gli Italiani – maiuscole nel testo, ndr – Per cambiare e rilanciare l’Europa». Ma sarà impegnato in un consiglio sul bilancio. Non ci sarà invece di sicuro l’ex segretario Matteo Renzi.

Una casuale ma provvidenziale partenza per la Cina, un viaggio che durerà dieci giorni, gli consente di marcare visita in un’iniziativa che alcuni dei suoi avrebbero volentieri sconvocato, nata dal reggente Maurizio Martina nelle ore in cui M5S e Fratelli d’Italia annunciavano la richiesta di impeachment contro il capo dello stato, ormai ritirata con tante scuse.

E così la piazza «in difesa delle istituzioni repubblicane», contro-piazza rispetto a quella lanciata da M5S per domani, finisce per essere una piazza contro una farsa, a rischio di sgonfiarsi e di gridare contro una pagliacciata più che contro un cupo pericolo democratico.

Al Nazareno comunque ieri pomeriggio si lavorava alacremente per la riuscita. Parlamentari e gruppo dirigente sono precettati fra l’appuntamento romano e quello milanese. Nella capitale ci saranno il presidente Orfini e il coordinatore Guerini.

Sarà comunque la prima piazza contro il governo gialloverde appena nato. Anche perché il «fronte repubblicano» lanciato da Carlo Calenda non ha ricevuto consensi sterminati, almeno nella declinazione attuale, troppo simile alla difesa pro establishment europeista, non proprio un’ideale per cui strapparsi i capelli. Altra è l’idea del reggente Martina: quella di una coalizione di centrosinistra classica, formula vintage, usato sicuro.

Sicuro in realtà si fa per dire, visti gli ultimi risultati elettorali. Comunque il voto è scomparso dall’orizzonte immediato e rende meno urgente il tema. La rappresentazione dell’idea delle alleanze future la daranno gli interventi dal palco, che però a ieri sera non erano ancora certi. Anche in questo caso una liturgia conosciuta: voci della società, della scuola e del lavoro, poi gli alleati come il socialista Nencini, la centrista Lorenzin, i «piùeuropeisti» Bruno Tabacci o forse meglio Emma Bonino. Conclusioni di Martina.

In forse Laura Boldrini, new entry della compagnia. Potrebbe parlare dal palco. Di certo in piazza ci sarà Marco Furfaro dell’associazione «Futura» nata dall’addio alla politica di Pisapia. L’ex sindaco di Milano nel luglio ’17 proprio in questa piazza lanciò la sua sfortunata «casa del centrosinistra». Oggi siamo a un nuovo tentativo.

Non ci sarà invece nessuna delegazione di Liberi e Uguali. «La difesa delle istituzioni repubblicane è sacrosanta, ma non la può lanciare un partito, che così rischia di trascinare il presidente della Repubblica nella contesa politica», spiegano.

Quanto al «fronte repubblicano», ieri Piero Grasso su Huffington post lo ha bocciato, pur tendendo una mano al Pd: «Non serve un’ammucchiata in difesa dell’esistente, ma una proposta che sappia ricucire le divisioni del passato dentro una nuova stagione politica». Saranno presenti però militanti e dirigenti di Mdp, come Nico Stumpo, da sempre pontiere verso gli ex compagni di partito.