Finale di partita spumeggiante per il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan. Candidato alla presidenza dell’Eurogruppo, ieri il premier Gentiloni è sembrato scettico sulle possibilità di portare a casa un premio di consolazione. «Salvo sorprese, pressoché imprevedibili – ha detto – non sfugge a nessuno che la durata del governo da me presieduto è piuttosto limitata e questo costituisce oggettivamente un problema». La scadenza della legislatura limiterebbe l’incarico di Padoan – giudicato «personalità di grandissima autorevolezza» – a soli «tre mesi». Sempre che le prossime elezioni politiche non portino a un «governo del presidente» (leggi: larghe intese 2.0). E quindi a un nuovo mandato a Gentiloni e, chissà, a una futura carriera di Padoan a livello europeo. Previsioni imponderabili che hanno anche il sapore di un ballon d’essai lanciato per «oscurare» lo strano caso di via XX settembre. Per la Procura di Milano Stefania Masi – al Mef fino al 23 novembre – avrebbe venduto contenuti riservati a Ernst&Young. Il ministero si costituirà parte civile nel procedimento, ha detto Padoan in un question time alla Camera.
Padoan è tornato sul «buco» di bilancio contestato dalla Commissione Ue. Per il ministro Bruxelles non ha chiesto «manovre correttive», ma «raccomanda che il Ddl bilancio non sia diluito» da norme come quelle sulle pensioni richieste dalla Cgil. A rischio sarebbe il debito pubblico non propriamente sotto controllo.

Il viaggio sul «sentiero stretto» della manovra ieri è arrivato al Senato. Una legge di bilancio del «vorrei ma non posso» che ha fatto parlare un po’ di sé per le modifiche sulle pensioni che non hanno avuto il via libera della Cgil ma solo di Cisl e Uil, c’è l’introduzione di una «webtax» in assenza di un contesto minimo europeo che potrebbe garantire una serietà alla norma, altrimenti velleitaria contro gli unicorni della Silicon Valley. Al netto dei 15 miliardi per sterilizzare l’aumento dell’Iva, c’è il «bonus bebé» reso permanente per il primo anno di vita di ogni figlio nato o adottato dal 1 gennaio 2018. L’assegno scende a 480 euro annui (40 al mese) dal 2019. Tra le altre micro-misure pre-elettorali ci sono le pensioni: scelte 15 categorie di lavori gravosi esentati dall’innalzamento autonomatico dell’età che nel 2019 salirà a 67 anni. Il governo parla di «14.600 persone». Sessanta milioni all’anno andranno alla riduzione del «superticket» sanitario. I criteri di ripartizione saranno stabiliti dal ministero della salute, in accordo con il Mef e le regioni. Per tutto il 2018 sono state prorogate le graduatorie dei concorsi pubblici nella P.A. soggetta al blocco del turn-over. La strada è lunga: nel limbo ci sono 4 mila vincitori e 157 mila idonei.

Oggi alla Camera passerà il Dl fiscale con la fiducia. Previsto l’equo compenso per tutti i professionisti, la «norma bandiera» di fine legislatura con la quale si vuole catturare il consenso delle partite Iva. Il provvedimento è stato bocciato dall’Antitrust con motivazioni liberiste. Tra i rivoli del Dl spunta la norma che permette agli under 14 di uscire da soli da scuola. Aumenta di 30 milioni il fondo per il diritto allo studio, ma per gli studenti del coordinamento universitario Link ne servirebbero 150. Ad oggi esistono migliaia di idonei senza borsa e di studenti che aspettano le borse dell’anno scorso.