Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea Cgil, dopo il buon accordo con il governo sui subappalti in questi giorni si torna a parlare di estensione del numero di commissari modello Genova.
Sarebbe una grave contraddizione per il governo e lo diciamo subito al ministro Giovannini, l’unico che può indicarli a Draghi. Dopo il primo e secondo decreto siamo arrivati a ben 101 opere commissariate, ma dal governo c’era stato spiegato che la nomina dei commissari era un’eccezione, tanto è che nell’ultimo decreto Semplificazioni sono state concordate norme per velocizzare in modo “ordinario” la realizzazione delle opere, a partire dal Pnrr.

Il segretario della Fillea Cgil Alessandro Genovesi

Ci spieghi meglio quanto avete condiviso con il governo per velocizzare i cantieri di opere pubbliche senza utilizzare i commissari.
In quel decreto si è operato per ridurre i cosiddetti «tempi di attraversamento» – il tempo impiegato nel passaggio fra le varie amministrazioni. I «tempi di attraversamento» corrispondono al 53% dei tempi che passano dal progetto al collaudo dell’opera: se per fare un’opera si impiegano in media 4 anni, più di due sono sprecati così, il 26% per la progettazione e solo il 21% in cantiere. Con il governo si è convenuto tra l’altro di semplificare la Conferenza dei servizi, la Via, introdurre la Sovrintendenza unica per i beni architettonici. Innovazioni giuste, fatte proprio per evitare la logica dei commissari.

Ora chi vuole riproporre il modello Genova allargando le opere pubbliche affidate ai commissari? Si parla dell’ex viceministro Edoardo Rixi della Lega.
Sì, c’è la Lega ma c’è anche un fronte trasversale di sindaci e presidenti di regione che vorrebbero affidare le opere a «commissari vicini al territorio». In realtà i commissari nominati finora sono tutti, per fortuna, tecnici: la mia impressione è che si pensi di fare campagna elettorale promettendo nomine, una cosa gravissima.

Il tutto va di pari passo con la delega che il governo si appresta a chiedere al parlamento per modificare il Codice degli appalti.
Anche qui si rischia la follia. In parlamento si sta concludendo la conversione del decreto Semplificazioni con le ottime norme sul subappalto e stazioni appaltanti che saranno però in vigore da novembre. E nel frattempo c’è il rischio che a settembre il governo presenti una legge delega troppo ampia e ambigua che da gennaio rischia, teoricamente, di cambiare nuovamente rotta e tornare a massimo ribasso e deregolamentazione.

Voi invece chiedete di ampliare le nuove norme sul subappalto anche al settore privato.
Certo, l’accordo con il governo fatto a giugno è storico per l’intero mondo del lavoro. In pratica abbiamo ripristinato una norma cancellata da Sacconi che aveva aperto alla precarietà negli appalti: ora l’impresa che subappalta deve garantire lo stesso trattamento economico e normativo ai lavoratori come se fossero suoi dipendenti e in più ora deve garantire anche lo stesso contratto. In questo modo subappaltare per le imprese non è più conveniente e lo si farà solo se conviene in termini di specializzazione. Questa norma per ora vale solo negli appalti pubblici. Noi come Cgil chiediamo di allargarla anche al settore privato: sarebbe una rivoluzione per esempio nella logistica perché sparirebbero le cooperative spurie che sfruttano i lavoratori: i committenti sarebbero costretti ad utilizzare lo stesso contratto lungo la filiera, riducendo i ricatti.

Un’altra vostra storica richiesta è diventata realtà: il Durc di congruità con il decreto ministeriale emanato il 25 giugno dal ministro Orlando.
Sì, una storica richiesta della Fillea che si è andata ad aggiungere al Fascicolo virtuale dell’operatore che, con l’obbligo di ricorrere alla banca dati dell’Anac, garantirà più trasparenza, permettendo di escludere con più facilità aziende in odore di corruzione o mafia o che non rispettano i contratti collettivi, come previsto dall’articolo 80 del codice degli appalti. In più con il Durc di congruità le imprese edili dovranno ora denunciare un numero congruo di lavoratori nel cantiere sia pubblico e, per importi sopra i 70 mila euro, anche privato. Come Fillea stimiamo che sui 3,9 miliardi di evasione salariale annua nel settore, con il Durc di congruità si recupereranno ben 2,1 miliardi, con un’emersione di 72mila lavoratori full time equivalent, tra chi è totalmente in nero e chi ha ore sotto dichiarate. Una vera rivoluzione. A dimostrazione che quando il governo ascolta il sindacato vinciamo tutti.