Alessandro Genovesi, segretario generale Fillea Cgil, lunedì organizzate un convegno con la ministra Paola De Micheli, le imprese e le istituzioni locali dal titolo «Lavoro e sviluppo, le proposte del sindacato per una politica industriale delle infrastrutture». Come va usato il Recovery Fund?
Non servono 500 progetti, serve ridurli a 30-40 seri. Vanno concentrate le risorse e serve una governance unica, una cabina di regia ad hoc in cui ci siano le grandi stazioni appaltanti come Anas per le strade e Rfi per le ferrovie. In più bisogna spendere per completare le opere già avviate. Oltre ai 26 o 32 miliardi del Recovery (il Piano nazionale per la ripresa) ci sono i 133 miliardi di Italia Veloce e i 12 di riprogrammazione comunitaria.

Come entra in questo contesto la qualità del lavoro?
Tutti questi fondi da spendere possono essere una leva formidabile di politica industriale per qualificare le imprese, farle crescere puntando sul rispetto del lavoro e dell’ambiente.

Finora invece sul lavoro si risparmiava con i subappalti. Per fortuna nella conversione del decreto Semplificazioni siete riusciti a limitarne l’uso e a rimettere il rispetto del Durc.
I cantieri saltavano non per il Durc o il Codice degli appalti. Ma a causa del massimo ribasso: quando gli appalti si vincono al 30-40% in meno della base d’asta significa che le imprese – oltre a scaricare i risparmi sul lavoro – si indebitano e al primo problema di liquidità saltano in aria come è successo a colossi per il Brennero, il Terzo Valico, la metro C a Roma. Noi proponiamo di fissare un limite di scostamento dalla base d’asta del 10% per vincere gli appalti, rendendo obbligatorio spiegare come si riesce ad arrivarci. A parità di offerte, vincerà l’azienda che ha più qualità del lavoro e prassi ambientali. Così si premiano le aziende virtuose che possono ingrandirsi.

Voi avete sempre denunciato la carenza di tecnici – architetti, ingegneri, informatici – per progettare le opere grandi e piccole. Come risolvere il problema?
Decenni di tagli hanno falcidiato la capacità di progettazione del settore pubblico. Col fiume di risorse in arrivo il problema esploderà per gli enti locali. Proponiamo un grande concorsone nazionale per assumere 7-9 mila tecnici da che distribuire sul territorio secondo le esigenze.

Passiamo al fronte contrattuale: nel legno-arredo avete proclamato 16 ore di sciopero.
Il contratto è ostaggio di Federlegno che come Bonomi non vuole riconoscere l’aumento di settore già previsto nello scorso rinnovo. Dopo 18 mesi e 15 incontri tante imprese del settore non capiscono questa impostazione. Noi siamo costretti a scioperare: 8 ore sul territorio a ottobre e 8 ore nazionali il 13 novembre.