Quando, due giorni fa nel corso di un incontro preliminare con i rappresentanti di lista, il funzionario dell’ufficio elettorale del comune di Genova ha chiesto se ci fosse il rappresentante del Movimento 5 Stelle, si sono fatte avanti due persone: ognuna di esse pretendeva di rappresentare un diverso M5S. Uno aveva la faccia di Marika Cassimatis, la candidata sindaca uscita vincente dalle primarie online poi deposta d’ufficio da Beppe Grillo con una decisione dichiarata illegittima dal tribunale civile. L’altro, quella di un delegato di Luca Pirondini, il tenore scelto dai vertici grillini come aspirante sindaco.

Nell’attesa che la giustizia civile sciolga la faccenda (cosa che dovrebbe avvenire entro il termine ultimo di presentazione delle liste: il 12 maggio) i due contendenti del marchio a 5 Stelle si sono stretti sportivamente la mano e si sono accomodati ai due lati della sala.
Luigi Di Maio, che fino all’altro giorno aveva evitato di commentare la querelle, si è prodotto in un’uscita sibillina: «Nei prossimi giorni saranno prese delle decisioni all’interno del Movimento 5 Stelle che risponderanno anche a chi ci chiede se ci presenteremo con un altro candidato a Genova». Non si sa ancora come andrà a finire la storia della lista contesa, anche se le voci raccontano di un Grillo ormai intenzionato a non presentare alcuna lista, per sfilarsi dal pasticcio legale ma anche per evitare brutte figure elettorali proprio nella sua città.

Ieri, intanto, la procura di Genova ha chiesto l’archiviazione della querela per diffamazione sporta proprio da Cassimatis contro Beppe Grillo e il deputato Alessandro Di Battista. La denuncia era scattata dopo alcune frasi riportate sul blog, all’interno del post che il 17 marzo scorso annullava le «comunarie» e accusava Marika Cassimatis di aver «ripetutamente e continuativamente danneggiato l’immagine del M5S», parole che erano state sostanzialmente ribadite da Di Battista in un’intervista.

La difesa del leader ha paradossalmente riconosciuto il ruolo politico di Cassimatis: «Ormai lei è un personaggio pubblico – ha sostenuto in pratica l’avvocato di Beppe Grillo – E quindi suscettibile di polemiche dure, fa parte del gioco». La decisione finale spetta adesso al Gip.
Uno dei legali del Movimento 5 Stelle, Andrea Ciannavei, spiega: l’ultima parola sulla candidatura spetta a Grillo, visto che al momento dell’accettazione della candidatura, Cassimatis ha sottoscritto un regolamento che riconosce che il leader «in qualità di garante, può togliere il simbolo in qualsiasi momento».
Cassimatis non demorde. «Non sono qui per divertirmi a sfasciare piani altrui – spiega su Facebook – ma per dare voce a chi la propria voce non è mai riuscito a farla sentire proprio perché qualcun altro ha tessuto, dietro le quinte, i piani anche per lui».
Prima ancora, aveva interrotto il silenzio stampa dichiarato qualche giorno fa per proporre con tono allegorico l’ennesima tregua a Grillo: «Il vecchio potrebbe redimersi, le tre civette potrebbero riposare sul trespolo nel retrobottega, la città potrebbe riscattare il suo destino».