Ha scritto Judith Schalansky, forse la voce più originale della letteratura tedesca oggi, che la storia si comprende solo osservando quanto succede ai margini, non al centro. Genova e la Liguria hanno avuto una grande storia di «margini» con il medio Oriente, e con la Turchia in particolare: lì c’era il fulcro delle colonie dei mercanti, a Costantinopoli c’era un intero quartiere genovese. E altre erano sulla sponda del Mar Nero: l’espressione «perdere la Trebisonda» si riferisce proprio a quello, al non avere più un punto di riferimento. Peraltro  anche i panorami geografici suggeriscono affinità con la Liguria. Da lì arrivano i giovani musicisti turchi che Edmondo Romano e Davide Baglietto, cuore dei Cabit hanno voluto incontrare. Romano con il disco Galata dell’Orchestra Bailam aveva già indagato questa fetta di storia, ma qui l’asticella è posta ben più in alto. Session comuni a Istanbul con la richiesta ai turchi di affrontare i materiali folk delle nostre «Quattro Province», quadrilatero magico del folk e del folk revival, e, viceversa, l’approccio dei liguri ai repertori tradizionali del Mar Nero. Un disco sorprendente e necessario.