Ha scritto Judith Schalansky, forse la voce più originale della letteratura tedesca oggi, che la storia si comprende solo osservando quanto succede ai margini, non al centro. Genova e la Liguria hanno avuto una grande storia di «margini» con il medio Oriente, e con la Turchia in particolare: lì c’era il fulcro delle colonie dei mercanti, a Costantinopoli c’era un intero quartiere genovese. E altre erano sulla sponda del Mar Nero: l’espressione «perdere la Trebisonda» si riferisce proprio a quello, al non avere più un punto di riferimento. Peraltro anche i panorami geografici suggeriscono affinità con la Liguria. Da lì arrivano i giovani musicisti turchi che Edmondo Romano e Davide Baglietto, cuore dei Cabit hanno voluto incontrare. Romano con il disco Galata dell’Orchestra Bailam aveva già indagato questa fetta di storia, ma qui l’asticella è posta ben più in alto. Session comuni a Istanbul con la richiesta ai turchi di affrontare i materiali folk delle nostre «Quattro Province», quadrilatero magico del folk e del folk revival, e, viceversa, l’approccio dei liguri ai repertori tradizionali del Mar Nero. Un disco sorprendente e necessario.
Genova e Oriente, antiche storie ai margini
Note sparse. Un disco necessario frutto del lavoro congiunto dei Cabit con un gruppo di musicisti turchi
Note sparse. Un disco necessario frutto del lavoro congiunto dei Cabit con un gruppo di musicisti turchi
Pubblicato 3 anni faEdizione del 16 dicembre 2020
Pubblicato 3 anni faEdizione del 16 dicembre 2020