Un giovane elettricista ecuadoriano vittima di una crisi di nervi dopo l’ennesima lite con la moglie si barrica in camera minacciando di uccidersi, la mamma chiede aiuto alla polizia: mio figlio vuole ammazzarsi, si è chiuso in camera con un coltello. Ma quando gli agenti delle volanti arrivano nell’abitazione, nella periferia di Genova, ed entrano nella camera del giovane qualcosa va storto. Appena il ventenne si avvicina minaccioso con il coltello a due agenti, viene colpito al viso con lo spray al peperoncino dal poliziotto più giovane. Per disarmarlo. Il ventenne invece di bloccarsi si avventa con il coltello verso i due: colpisce l’agente più giovane, in modo lieve, e si avventa sull’altro, un esperto sovrintendente, accoltellandolo all’addome, più volte, in modo grave. Il poliziotto giovane estrae la pistola e spara. Uno, due, cinque colpi, uccidendo il ventenne, Jesus Jefferson Tomalà. A terra, in una camera dall’aria resa irrespirabile dallo spray al peperoncino, rimane anche il sovrintendente, Paolo Petrella, 55 anni, alle soglie della pensione, da tutti definito «un buono», poi trasferito in codice rosso all’ospedale San Martino. Le sue condizioni, subito gravissime, con il passare delle ore migliorano. Ed è fuori pericolo.

La tragedia si è consumata domenica pomeriggio in un anonima abitazione popolare di via Borzoli, nel ponente di Genova, dove la comunità latinoamericana è molto radicata, quasi un barrio, un’enclave latinos nel capoluogo ligure. L’uccisione di Jesus, sposato e già padre di un bimbo di due mesi, fatto scattare la rivolta degli ecuadoriani, da sempre per numero la prima comunità di stranieri a Genova. La rivolta incendia i social, con le denunce della giovane moglie e del fratello minore di Jesus, che era nell’abitazione al momento dell’omicidio, e poi in strada. Ieri sera alle 21 nelle vie di Sestri Ponente si è svolta una fiaccolata della comunità latinoamericana, a cui hanno preso parte i familiari e anche tanti genovesi amici di Jesus. Indossavano tutti magliette bianche e stringevano candele dello stesso colore. Per chiedere «giustizia per Jefferson».

Sotto accusa i poliziotti delle volanti, che hanno subito ricevuto la solidarietà del capo della polizia Franco Gabrielli, che a Genova per un convegno ieri è andato a trovare l’agente ferito. «Queste vicende lasciano sempre amarezza», ha detto. Annunciando che a breve comincerà la sperimentazione della pistola elettronica Taser. Solidarietà persino più schierata da parte del ministro dell’interno Matteo Salvini, al solito via twitter: «Non solo da ministro, ma da cittadino italiano e da papà sarò vicino in ogni modo possibile a questo poliziotto che ha fatto solo il suo dovere salvando la vita a un collega». Il pm Cotugno della procura di Genova ha avviato un’indagine, per l’agente che ha sparato c’è l’ipotesi di omicidio colposo per eccesso colposo nell’uso delle armi. Atto che consentirà al poliziotto di partecipare, con un proprio legale e un consulente, alla perizia balistica e all’autopsia.

Trapela intanto che già la sera prima, sabato, Jesus Jefferson Tomalà aveva aggredito e minacciato la compagna, tanto che anche in quell’occasione era intervenuta la polizia e la moglie era stata costretta ad andare via dalla casa.
«Io ho chiamato una ambulanza. Chiedevo l’intervento di un medico invece sono arrivati i poliziotti», ha detto la madre di Jesus. «Mio figlio aveva preso un coltellino dalla cucina e avevo paura che si facesse male, non temevo per me». Accuse più circostanziate dal fratello di Jesus, Santiago, presente in casa domenica pomeriggio: «Mio fratello si sentiva provocato. C’era un poliziotto che si toccava la pistola e si metteva e toglieva i guanti. Lui diceva loro di andarsene, di non toccarlo e che voleva vedere solo la sua compagna e la bambina. Poi mi hanno fatto uscire e non so cosa sia successo. Abbiamo sentito urlare più volte “No, no”, poi abbiamo sentito i colpi di pistola».