Claudio Abbado era davvero un grandissimo maestro, ma non solo di musica che divinamente dirigeva dal podio. Lo era in tutti i campi della sua vita pubblica, per altro sobria e mai mondana. Si scriveranno saggi e libri oggi in occasione della sua morte; ma il suo ricordo e le sue virtù son destinate a rimanere nella memoria di un pubblico assai più vasto di quello musicale. In questo campo certo è stato uno dei direttori sommi del ‘900, per le sue letture adamantine degli spartiti, per la volontà mai frenata di affrontare e diffondere la musica contemporanea oltre a quella tradizionalmente ospite delle sale d’opera, a cominciare dalla Scala, che diresse per molti e decisivi anni. E quindi le opere di Nono e di Stockhausen, ma anche ripescaggi di smalto dal passato con la regia del prediletto Luca Ronconi, come il rossiniano Viaggio a Reims. E ancora una inclinazione (non proprio diffusa negli ambienti dello spettacolo) a cercare e promuovere allievi, nuove generazioni di musicisti e direttori, da Daniel Harding a Gustavo Dudamel, che grazie a lui hanno potuto misurarsi giovanissimi con le orchestre più importanti del mondo.

Ma l’aspetto di Abbado che lo rende davvero unico, è stata la sua libertà di pensiero, il suo rigore a tutto campo, anche fuori dell’ambito strettamente musicale. Quando non dirigeva o non era chiuso nei suoi buoni ritiri in Engadina o ad Alghero, viaggiava curioso di misurarsi con i mondi lontani. Come la Cuba di Fidel Castro, che lo incuriosiva moltissimo e dove incontrò il fondatore patronimico del «metodo Abreu», di cui si è fatto poi promotore in Europa per la diffusione della musica tra i più giovani, tenendo personalmente a battesimo, a un premio Nonino di qualche anno fa, i primi «cori di mani bianche» in Italia, formati da bimbi sordomuti ma capaci di esprimere la musica con le mani dai candidi guanti. Nelle scorse settimane aveva destinato integralmente alla scuola di musica di Fiesole, lo stipendio da senatore a vita. Sapeva essere fantasioso e generoso Claudio Abbado, e l’antica redazione del manifesto ricorda bene la disponibilità a prestare la sua presenza per raccogliere fondi per il giornale.

Poi sapeva essere anche assai spiritoso e simpatico, come quando al termine dei concerti di San Silvestro con i suoi Berliner, alzava un calice di bollicine con il pubblico berlinese, che lo adorava. Anche per questo, oltre che per l’eccelso livello della sua musica, sarà molto difficile fare a meno di lui.